Mons. Dante Cesarini e la città raccontata dai viaggiatori
Il primo incontro del ciclo di conferenze “Foligno nell’età del Risorgimento 1796-1860”, promosso dalla Pro Foligno in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, si è svolto martedì 11 gennaio alle 16.30 presso la Biblioteca Jacobilli. A trattare il tema “Dall’esterno della città: i viaggiatori” proprio il direttore della Biblioteca, Mons. Dante Cesarini, che dopo il saluto di Alfredo Ottaviani, presidente della Pro Foligno, è stato introdotto da Fabio Bettoni, docente di Storia Economica presso l’Università degli Studi di Perugia. Bettoni ha ripercorso i meriti di Don Dante come studioso, sottolineando la particolare attenzione dedicata dallo storico all’immagine che i visitatatori avevano della città prima del 1860, analizzata attraverso diari di viaggio, guide e descrizioni.
Don Dante ha iniziato a raccontare l’aspetto della città partendo dai dintorni: da Casenove a Colfiorito la strada era pericolosa e dissestata, per tornare pianeggiante nelle vicinanze di Foligno. Ne parlano alcuni viaggiatori tedeschi, ma anche uno scrittore francese. Arrivato in città, il visitatore trovava solo un albergo, quello della posta, del quale Goethe non fu entusiasta. Doveva essere in effetti poco confortevole se molti preferivano alloggiare nei conventi. Una guida tedesca del 1800 annota monete, dogane, mance, orari ferroviari e monumenti, tra i quali nomina i palazzi Trinci, Orfini e Deli, la Chiesa di Betlem, Santa Maria Infraportas e l’Abbazia di Sassovivo. La descrizione della città avveniva attraverso quattro temi comuni: le strade interne diritte (le nota un geografo tedesco che si riferisce alla croce di strade che attraversano al città da nord a sud, mentre un francese riporta che erano lastricate di mattoni); i bei palazzi (l’architettura è considerata rilevante perché viene riconosciuto buon gusto nel costruire, anche se Palazzo Barnabò, meno lineare, non piace a tutti); la Cattedrale (un viaggiatore francese riporta che è a croce latina, ma ancora assolutamente spoglia); la Madonna di Raffaello (a Foligno fino al 1797, viene quasi sempre definita opera notevole, anche se alcuni non apprezzano l’angioletto ai piedi della Vergine). Nessuno riporta nei diari di viaggio o nelle guide le opere di Niccolò Alunno, poco studiate dalla cultura illuministica, perché ancora legate al decorativismo medievale. Il primo a parlarne sarà Gregorovius, storico tedesco che viaggia in Italia tra il 1856 e il 1877.
Temi comuni sono anche quelli legati ai prodotti: quasi sempre Foligno è descritta come città di grandi commerci e di manufatti come carta, seta, confetti e cera, oltre ad essere nota per cereali, canapa, olivi, mandorli e gelsi. Infine Don Dante si sofferma sul topos del “centro del mondo”, di cui parla lo storico perugino Montesperelli, per il quale l’intera Umbria “somiglia al Peloponneso”.
© Gazzetta di Foligno – ELISABETTA MARCHIONNI