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Il martire Feliciano e i martiri del XXI secolo

Foto Valeriana Sisti

Il Vescovo Feliciano, venerato come Padre della Patria e Difensore della città, è stato un martire: ha dato prova di fede incrollabile sigillandola col sacrificio della vita. Ma anche il Novecento, per i tanti cristiani assassinati a motivo della loro fede, è stato il secolo del martirio. Lo è stato in maniera così intensa come non accadeva dai primi secoli del cristianesimo. Un fenomeno enorme, che ha coinvolto milioni di uomini e di donne con storie terribili e in buona parte ancora taciute dai libri di storia. Anche il nostro XXI secolo si è aperto nel segno del martirio. Dopo aver visto giorni fa la ferocia contro i cristiani copti in Egitto, la lezione è chiara: i martiri suicidi che insanguinano il medioriente non hanno nulla a che vedere con il martirio cristiano, vissuto, questo, come atto di amore alla causa di Dio e non come gesto di odio distruttivo. I cristiani sono un facile bersaglio della violenza di tante società contemporanee: ucciderli fa notizia sui media occidentali, mentre si colpiscono persone che, per la qualità della loro vita, per la loro azione, per la loro parola, rappresentano un’alternativa alla ferocia disumana. Bastino gli esempi del vescovo Romero, di padre Puglisi, di don Andrea Santoro. Molti dei nuovi martiri del XXI secolo vengono dall’Africa, ma i cristiani soffrono anche nei paesi musulmani (Pakistan, India, Iraq) in cui sono minoranza, soprattutto dove un islam dal volto aggressivo pretende di rappresentare la vera fede musulmana. In queste aree, i cristiani, non assumendo atteggiamenti di lotta, sfuggono alla logica di guerra e di terrore che le centrali terroristiche vogliono realizzare. Tuttavia, parlare del martirio non significa limitarsi a dire che i cristiani sono le vittime dell’ora presente, o invocare una sorta di riscossa o di vendetta cristiana. Infatti, oltre al martire bisogna guardare al persecutore, non per demonizzarlo, ma per comprenderne la carica anticristiana e antiumana con un atteggiamento intelligente e capace di perdono. La violenza contro i cristiani non è sempre motivata in senso ideologico, non sempre è esplicitamente anticristiana. Eppure si percepisce da parte dei persecutori che la presenza e la vita dei cristiani rappresentano un resistenza profonda alle ragioni materiali del vivere, al dominio di pochi sull’esistenza di molti, all’imbarbarimento della convivenza. Il martirio – come scrive Benedetto XVI – è la rivelazione del volto vero del cristianesimo: la forza nella debolezza. “Apparentemente sembra che la violenza, i totalitarismi, la persecuzione, la brutalità cieca si rivelino più forti, mettendo a tacere la voce dei testimoni della fede, che possono umanamente apparire come gli sconfitti della storia. Ma Gesù risorto illumina la loro testimonianza e comprendiamo così il senso del martirio. Nella sconfitta e nell’umiliazione di quanti soffrono a causa del Vangelo, agisce una forza che il mondo non conosce. Quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra, diventano anche loro, come avvenne per Gesù, oggetto di persecuzione; come lui sono segno di contraddizione”.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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