Industria del futuro. Sogni, opportunità e distopie
“L’industria del futuro avrà solo due dipendenti: un uomo e un cane. L’uomo sarà lì per nutrire il cane. Il cane sarà lì per evitare che l’uomo tocchi qualcosa”. Questo aforisma dello statunitense Warren Bennis, celebre per gli approfondimenti sulla leadership, è stato citato nel corso del Convegno organizzato dalla Commissione per i problemi sociali e il lavoro della Diocesi di Foligno, presieduta da mons. Luigi Filippucci. Nella massima dello studioso americano ci sono diversi stati d’animo condensati e un grande paradosso che spaventa l’uomo: ci sarà ancora bisogno di lui nell’industria del futuro? La robotica e l’intelligenza artificiale lo relegheranno in scenari distopici come il vero anello debole di una società in cui la tecnologia sempre più sofisticata finirà per soggiogare le creature viventi?
Nel corso dell’interessante e partecipato convegno sono stati tanti i temi trattati e i punti di vista esposti. C’è stato però un grande filo conduttore che ha legato in modo invisibile ma palpabile l’intero incontro: l’uomo è un “valore non negoziabile”. Al centro del processo produttivo non può che esserci la persona. Ma è davvero così? Per Antonio Baldaccini, amministratore delegato Umbra Cuscinetti s.p.a., “nessuno può bloccare ciò che sta avvenendo, tutti cercano il miglior vivere come sempre accaduto nella storia, che è un susseguirsi di rivoluzioni ed evoluzioni”.
Così nella società fluida contraddizione e incertezza divengono regole auree, ma c’è pure chi crede fermamente e senza il sarcasmo leopardiano nelle “magnifiche sorti e progressive”. Ci sembra che la velocità esponenziale con cui si muove lo sviluppo tecnologico incontri un unico contraltare parimenti fulmineo e ingombrante: la ricerca di senso di un uomo che si chiede con sempre maggiore insistenza quale sia la sua missione sulla terra.
Ecco che a conclusione del dibattito, mons. Gualtiero Sigismondi ha sottolineato che l’industria del futuro “rischia di ridurre la fatica ma di aumentare la stanchezza: si asciuga il sudore ma si accresce l’ansia” e che deve “misurarsi con il rispetto del Creato e con una Terra che è sempre più offesa” dall’agire umano. Il Vescovo ha lanciato poi due veri e propri moniti: “Occorre porre un freno alla dittatura della finanza sull’economia e bisogna superare il duopolio del profitto e del merito, deve esserci spazio anche per la gratuità che diventa condivisione”. Ma soprattutto, ha ricordato mons. Sigismondi, “va detto no alle connessioni che bloccano le relazioni”.
Il convegno ha avuto un grande merito: mettere in evidenza le criticità dei cambiamenti in atto, che potrebbero diventare un’opportunità per giovani resilienti e capaci di non subire la tecnologia ma di riappropriarsene per vivere il presente pensando di essere artefici del proprio destino. Destrezza tecnologica e impegno responsabile nella società possono andare d’accordo? Ci sarà spazio per i giovani nel futuro? Saranno preparati alla sfida che li attende? Interrogativi che verranno affrontati nel corso dell’incontro organizzato dall’associazione “Il Baiocco” per venerdì 24 al San Carlo. Foligno non sta a guardare.
ENRICO PRESILLA