Tornano nella Stanza di Erminia le tele restaurate. E si torna a parlare di città tassiana
Ampio spazio se ne diede su queste colonne (Gazzetta n. 24 del 28 giugno 2015, pp. 1, 6-7; n. 25 del 5 luglio 2015, p. 2), anticipando che le cinque tele di ispirazione tassiana della cosiddetta Stanza di Erminia in Palazzo Candiotti (oggi sede dell’Ente Giostra Quintana) sarebbero state restaurate col contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno. Ora l’intervento è giunto a compimento e sabato mattina la cittadinanza ha potuto vedere la stanza, appositamente aperta per l’occasione, nel suo migliore assetto. A guidare i tanti visitatori la sapiente relazione del professor Guglielmo Tini, al quale (colla sollecitazione del Comitato Scientifico dell’Ente Giostra sin dal 2002) si deve la giusta attribuzione iconografica dell’intero ciclo decorativo. Prima infatti questa era detta di Armida, ma non alla maga ammaliatrice di Rinaldo dovevano riferirsi le quattro tele delle pareti, la scena del soffitto e gli ovali in affresco, bensì all’unico episodio idillico della Gerusalemme Liberata: l’amore casto e non ricambiato di Erminia per Tancredi.
Incerti ancora la datazione (fine Settecento-primi Ottocento, in corrispondenza del completamento del complesso edilizio?) e gli artisti (Francesco Pizzoni per le tele e Tommaso Bottazzi per gli affreschi?), ma decisa la posizione del professor Tini nel definire la Stanza di Erminia come un unicum, non solo in Italia: una rarità tale da attirare l’attenzione del Centro Studi Tassiani (che ha in Bergamo la propria sede nazionale sin dal 1950; www.centrodistuditassiani.it), giustificare il prossimo inserimento di Palazzo Candiotti nel circuito dei luoghi dedicati al Poeta della Liberata e delle Rime, nonché portare proprio a Foligno (così ha proposto Guglielmo Tini a chiusura della mattinata) la sede di uno dei prossimi convegni internazionali di studi su Tasso. Intanto, un sintetico dépliant contenente immagini e vicende del ciclo decorativo è disponibile per cittadini e forestieri all’Ufficio informazioni turistiche di Porta Romana.
MAURIZIO COCCIA