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Il fu Parco Hoffman. Un’ occasione sprecata

Si scrive Parco Hoffman, si legge occasione sprecata. Ottenuto dal riutilizzo della zona sud della cava dismessa a nord di via Mameli, nasce come un’area verde fra il quartiere di Sportella Marini e quello di Prato Smeraldo, ricca di percorsi pedonali e ciclabili, che avrebbero accompagnato i visitatori in un tour ravvicinato della flora e della fauna folignate. Cigni, canneti e prati ben curati avrebbero per anni fatto da cornice perfetta ad un accogliente baretto e all’adiacente teatro, luogo di spettacoli, eventi sportivi, musicali e progetti scolastici, organizzati dal gruppo Les Amusants nell’ambito dell’evento “Estate al Parco”, che prevedeva (fino alla dipartita della sopracitata compagnia teatrale) l’apertura del suddetto teatro ogni giorno per tutto il periodo estivo. Diventato nel corso degli anni un figlio troppo impegnativo da crescere, il PH può ormai contare su pochi vecchi amici, fra i quali non si conta certo il Comune. Ci ha pensato prima la FILS (Foligno Impresa Lavoro Sviluppo), ora l’Arci Caccia a dare saltuariamente una mano con opere di manutenzione (ne è esempio la pulizia effettuata il 6 giugno in occasione di un’esposizione canina). Probabilmente oggi, a pochi passi dal 2017, i folignati faticherebbero a riconoscere la zona di cui finora si è parlato; non più cigni, ma decine e decine di roditori impettiti (nutrie, per la maggior parte) sembrano avere preso in carico la gestione del parco, soffiando senza timore verso i passanti e scorrazzando in qua e in là in cerca di cibo. Non più tagliata con continuità, l’erba dei prati cela ora insidie quali rifiuti (più o meno inquinanti) e siringhe, scoraggiandone un qualsiasi attraversamento. Nemmeno a dirlo, il bar e i vicini bagni pubblici, attrezzati un tempo anche per i disabili, sono stati i primi ad alzare bandiera bianca. Privi di un affittuario, gli interni si sono rapidamente trasformati in una sorta di sgabuzzino per frigoriferi, distributori e simili che da anni non vedono più la luce del sole (se non quella filtrata dal vetro delle porte, simbolicamente prive di maniglie). A rendere il PH di nuovo frequentato (per un brevissimo periodo) è stato il tanto criticato gioco Pokemon Go, che al momento del suo boom di downloads ha portato un’affluenza di ragazzi a calcare nuovamente i percorsi verdi, con l’unica differenza che ad essere oggetto di attenzione non era più una fauna reale ma fittizia. Facendo bene i conti, dopo esserci ricordati delle possibilità che un parco del genere può offrire alla città, ce la sentiamo sul serio di distogliere lo sguardo e voltarci? Di buttare via un tale valore aggiunto, costato centinaia di migliaia di euro? Foligno è notoriamente la città degli sprechi, ma in questo caso l’evidenza è tanto avvilente da metterci sulle difensive; sperando che chi di dovere prenda provvedimenti a proposito, e augurandomi che tutti i cittadini insistano in questo senso, concludo citando il WWF, che in un articolo del 9 febbraio 2016 si chiede (centrando in pieno l’obiettivo) “perché non si prevede una corretta e ordinaria gestione che è ben più necessaria dello spendere somme e tagliare nastri per le inaugurazioni”.

VITTORIO BITTI

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