Cento seminaristi maroniti, il coro “viene dal Libano” Preghiera e cultura fuse in un evento memorabile
Nella sera di venerdì 1° luglio la Cattedrale di San Feliciano ha ospitato un appuntamento memorabile, che ha offerto ai presenti l’occasione di partecipare a un momento di preghiera intenso e inedito, oltre che di assistere a un evento culturalmente stimolante: 100 seminaristi provenienti dal Libano hanno eseguito salmi e inni antichissimi propri del rito della Chiesa Patriarcale Antiochena Maronita, in lingua araba e siriaca, quest’ultima molto vicina a quella parlata da Gesù. Il parroco don Giuseppe mi ha chiesto di scrivere un articolo su questo concerto, in qualità di “esperta di musica sacra”. In realtà sono ben poco esperta di canto liturgico delle Chiese d’Oriente, ancor meno libanese-maronita. Mi affido allora a ciò che la sensibilità musicale, unita a una predilezione per la preghiera contemplativa, mi suggerisce.
Tre sono gli aspetti che più mi hanno colpito: 1) l’esecuzione del canto davvero all’unisono, malgrado il grande numero di cantori, che si sono accordati in un’unica voce compatta e armoniosa, e per questo tanto più capace di aprire i canali della preghiera. I seminaristi libanesi ci hanno testimoniato la sintonizzazione reciproca, l’essere davvero “ri-uniti” nel pregare cantando: un esempio e un invito per tutti in nostri cori! 2) Il silenzio nel canto, espresso anche dal contegno composto, essenziale, sia del viso che del corpo. Può sembrare strano parlare di silenzio in un concerto, eppure la preghiera, sebbene fatta di parole e suoni, è tale solo se introduce alla presenza silenziosa e vivificante di Dio dentro di noi, se ci consente l’incontro e il dialogo con Lui nel silenzio del nostro cuore. Altra grande lezione per noi, abituati a fare del canto un “riempire”, se non un’occasione di distrazione rumorosa e scomposta, anziché uno “svuotare”. 3) La fluidità e morbidezza delle melodie, sfumate, agili, indefinite, simili a fumo di incenso, frutto dei più brevi intervalli tra i suoni nella scala musicale araba rispetto alla musica tonale occidentale.
Non poteva non colpire poi il grande amore mostrato dai seminaristi per il Santo fondatore della loro Chiesa, San Marone, che sono venuti a trovare, celebrare e …svegliare, come ha sottolineato il nostro Vescovo Gualtiero nel saluto finale. Ma in questo i folignati non hanno nulla da imparare: anche loro ogni anno svegliano San Feliciano con il calore e la solennità della celebrazione del suo martirio. La Cattedrale di Foligno ha ora due Santi “svegli”…don Decio ne sarà certo felice!
AMINA MANEGGIA