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Religioni e fondamentalismi: diciamo la verità

A sentire certi discorsi, sembra che le religioni siano oggi le principali responsabili dell’intolleranza: quelle monoteistiche soprattutto, quelle che racchiuderebbero in un Libro una sorta di verità assoluta che i seguaci brandirebbero con fanatismo contro i non credenti. E così, quando si parla di dialogo, di tolleranza, di integrazione culturale e delle diversità, pare che il problema principale sia solo uno: come aiutare i credenti delle varie fedi ad entrare nella maggiore età sotto la guida sicura della cultura post-religiosa, agnostica e relativista. Ma forse le cose stanno in maniera un po’ diversa! È vero che le religioni talvolta sono state anche fanatismo, guerre e intolleranza, ma è anche vero che “il secolo delle idee assassine” è stato definito il ‘900 e non certo il medioevo cristiano; come è vero che “l’epoca più violenta della storia dell’umanità” o il “secolo del male”, che si è da poco concluso, non è stato certo un prodotto della religione, quanto dell’occidente ormai secolarizzato. Il secolo della “morte di Dio” è stato vittima del delirio ideologico: della convinzione – questa sì, fanatica – che con l’ateismo militante, proprio ad esempio del nazismo o del comunismo, si potesse costruire un’umanità migliore, o una religione civile capace di far sparire tutti i mali che avevano caratterizzato la storia precedente. E invece, massacri, guerre mondiali e genocidi hanno fatto del ‘900 il periodo più sanguinoso della storia occidentale, divenuto ben presto il “buco nero” della nostra coscienza, oggi ben protetta dai meccanismi (di difesa) della dimenticanza e dell’autoassoluzione. Ma allora – ci domandiamo – sono stati i fondamentalismi religiosi del passato (crociate, inquisizione e caccia alle streghe) o i fondamentalismi atei della modernità (con le loro ideologie sanguinarie di massa) il vero dramma dell’occidente? Quando si parla di fondamentalismi, di guerre totali, di discriminazioni, di roghi e di torture, di eliminazione del dissidente e del diverso o del nemico oggettivo, forse è bene ricordare che non si sta parlando tanto di un mondo lontano e premoderno, quanto di un secolo che si è da poco concluso e che dista da noi solo due o tre generazioni. Occorrerebbe forse più moderazione quando oggi si criticano le religioni e le loro chiese, temendone atteggiamenti di fanatismo, intolleranza, integralismo, ingerenza nella laicità dello Stato, rifiuto delle conquiste della modernità. Rischi ci sono e pericoli anche, e non di poco conto. Ma è bene non dimenticare – per tutto ciò che il ‘900 ha fatto – che “il secolo senza Dio”, dal Messico alla Cambogia passando per la shoah, i genocidi e i totalitarismi, non ha portato affatto – anzi! – quel paradiso in terra che aveva promesso. Modestia, equilibrio, dialogo, incontro tra culture, riconoscimento delle colpe, purificazione delle memorie. Occorre soprattutto confrontarsi su quel buco nero del “male politico” della storia più recente, e non limitarsi soltanto alla scontata filastrocca degli errori della storia passata e presente delle religioni, che pure non sono mancati.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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