“Non si può strappare la dottrina dalla pastorale”
Due motivi di particolare interesse hanno “acceso” quest’anno la solenne veglia di Pentecoste svoltasi sabato 14 maggio nella Cattedrale di San Feliciano. Innanzitutto la presenza di 5 neofiti, adulti che hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana durante la Veglia di Pasqua e ai quali è stato consegnato il “credo” nella forma del Simbolo degli Apostoli. A tutto il popolo di Dio gli adulti che incontrano la fede testimoniano quanto essa sia dono prezioso da vivere ogni giorno con rinnovata gioia e responsabilità. Il secondo motivo di speciale interesse è il respiro che il vescovo Gualtiero ha voluto dare all’omelia, nella quale ha ripercorso le tensioni affrontate dalla Chiesa delle origini e che “sempre la attraversano”. Senza pretendere di dare alcuna interpretazione, tantomeno autentica, mi sembra che raccontando l’episodio nel quale gli apostoli decisero di delegare il servizio delle mense per non trascurare la Parola, il vescovo abbia espresso la preoccupazione che le tante incombenze materiali della Chiesa, anche in ambito caritativo, rischiano di distogliere i ministri dal servizio più importante: annunciare il Vangelo. Così lo scontro tra Pietro e Paolo riguardo alla necessità di circoncidere i cristiani di provenienza non giudaica, risoltosi con il cosiddetto Concilio di Gerusalemme, rimanda alla tentazione sempre presente nella Chiesa di “chiudersi nella Sinagoga”, cioè nel mondo della regola e del precetto, anziché percorrere “le strade suggerite dallo Spirito”, la cui fantasia sta facendo ad esempio intravedere nuove possibilità per valorizzare il ruolo delle donne. Riguardo alle fazioni createsi tra i primi credenti fondate sull’autorità dei singoli apostoli, sembra legittimo il parallelo con chi oggi contrappone forzatamente la “Chiesa di Francesco” a quella “di Benedetto” o “di Bagnasco”, ed isola così il gene della divisione dentro un patrimonio genetico sanamente ricco e differenziato. Descrivendo infine la tentazione di ridurre il cristianesimo a un sistema dottrinale e la fede a una conoscenza, il vescovo ha sottolineato come non sia possibile, per la stessa logica dell’incarnazione, “strappare la dottrina dalla pastorale”. Anche in questo caso sembra di poter scorgere nelle parole pronunciate dall’ambone di San Feliciano la preoccupazione per alcune polemiche suscitate dal Sinodo sulla Famiglia e dalla esortazione post-sinodale Amoris Laetitia di papa Francesco, specialmente riguardo agli orientamenti pastorali proposti. Insomma un’omelia di respiro universale, pronunciata con la preoccupazione di chi “scrutando le nuvole che camminano sulle ali del vento” percepisce
le turbolenze delle correnti e tuttavia è sostenuto dalla fiducia che la nave della Chiesa, “mercantile carico di grazia pasquale”, prosegue non per propulsione propria, ma perché sospinta costantemente dall’effusione dello Spirito.
VILLELMO BARTOLINI