Il crepuscolo di Foligno
Sì, Foligno ormai è una specie di ripostiglio, vive un inesorabile crepuscolo; non è più la città apprezzata e anche invidiata dal resto della regione per capacità imprenditoriale e anche per quella preminenza politica che aveva guadagnato. La città sembra sempre più esposta alle intemperie della politica al punto che qualcuno si spinge a metterne in discussione la centralità ferroviaria proponendo fantomatiche nuove tratte che farebbero venir meno il ruolo di nodo ferroviario regionale. Del raddoppio verso Falconara non si parla più. D’altra parte una politica locale che non propone, progetta e infine incalza sulla trasformazione della Foligno-Terontola in metropolitana di superficie, non valutando che lasciare tutto com’è porta all’assoluta inutilità e ad un’eccessiva onerosità di questa tratta ferroviaria, alla perdita della centralità di Foligno stenterà a recitare un ruolo da protagonista nel futuro della mobilità della regione.
La nuova superstrada verso le Marche è praticamente pronta ma non viene aperta al traffico e non si sa quando questo avverrà a causa di una inchiesta rispetto alla quale in pochi hanno capito qualcosa e verso la quale la politica sembra tremebonda, titubante nel riappropriarsi del proprio ruolo, incapace di rivendicare la consegna di un’opera viaria fondamentale.
Intanto la Asl ha stabilito la sede a Terni, provvisoria da così tanto tempo da divenire permanente senza che la città abbia alzato un dito.
Della Cassa di Risparmio si è detto in tutte le sedi, ma certo non è un gran bello spettacolo vedere il palazzo che fu la sede della Cassa di Foligno ormai desolatamente quasi deserto, solo un ricordo di quello che fu. Per di più è ora complicato per le aziende artigianali e commerciali e per le famiglie accedere al credito o anche a semplici consulenze finanziarie. Almeno Spoleto ha salvato il centro direzionale. E anche l’Assemblea comunale è stata troppo silente, come impotente, verso una doverosa difesa di una Istituzione che ora non c’è più.
Si è sperato a lungo nel recupero dell’area dell’ex zuccherificio che invece rimane, non si sa per quanto ancora, rovinoso monumento della Foligno in bianco e nero, dopo essere stato palleggiato tra amministrazione comunale e svariate cordate di imprenditori locali che si sono succedute nel tempo.
La ricostruzione post sismica aveva fatto immaginare il riutilizzo di quell’aeroporto che è nella storia e sempre nel cuore dei folignati. In molti ci adoperammo per reperire finanziamenti per la nuova pista che fu approntata con il progetto di destinare l’impianto agli aerei della protezione civile. Ci fu anche una specie di inaugurazione alla quale seguì il definitivo decollo dei velivoli per altre sedi. Da allora nessuno ha più visto nulla, nessun nuovo atterraggio.
D’altra parte l’avveniristico centro di protezione civile, con la singolare e un po’ presuntuosa cupola, costruito in tutt’altra parte della città, rimane un oggetto misterioso, una cattedrale nel deserto, dall’utilità incerta. Probabilmente un contenitore troppo grande e sontuoso per quello a cui in realtà sarebbe servito.
Tutto è avvenuto senza che chi amministra la città (ma anche coloro che l’hanno amministrata nel passato…), troppo attento forse ad esaltare le diversità, abbia saputo imporre le ragioni della comunità, di una Foligno che ha perso rappresentanti politici autorevoli e che anche per questo declina verso un malinconico crepuscolo.
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