In sintonia con l’arte – Ippolito Lemmi
Alcuni anni fa mi fu assegnato l’incarico di analizzare un interessante ciclo pittorico raffigurante la vita di Angela da Foligno, visibile nel corridoio di ingresso del convento di San Bartolomeo di Marano (figg. 1 e 2).
Nella prima fase di studio mi resi conto che del suo autore, tale Ippolito Lemmi da Coceto, non si sapeva praticamente nulla.
Inoltre in alcuni testi divulgativi, stranamente, si parlava di Ippolito da Orvieto. Il punto di partenza per la mia ricerca era la notizia riportata da Mario Sensi circa l’esecuzione da parte di questo artista del ciclo pittorico su Angela nel 1718; Sensi aveva tratto tale informazione da un documento conservato presso l’Archivio della Curia Provinciale di Santa Maria degli Angeli: un elenco riassuntivo, compilato verso la metà del XVIII secolo, dei padri guardiani del convento succedutisi dal 1657 al 1744 e dei relativi interventi di restauro commissionati all’interno del complesso religioso folignate. Mi recai quindi presso questo archivio, dove potei consultare un altro documento che si rivelò assai prezioso, dal titolo Cronache e memorie, Cronache conventuali, 1. Dalla lettura di questo testo potei ricavare un profilo articolato di Ippolito Lemmi.
Il suo nome secolare era Sebastiano, nacque nel 1681 a Vallico in provincia di Lucca e morì a Santa Maria degli Angeli nel 1731, all’età di cinquant’anni. Trascorse un decennio a Coceto, nei pressi di Antria e Castelrigone, sotto la guida del fratello maggiore, don Michele, che a Coceto era curato della parrocchia di Sant’Agnese (detta anche di Sant’Enea), appartenente al contado perugino: da questa notizia ho compreso che il citato riferimento ad Orvieto era soltanto frutto di un’erronea lettura del toponimo “Coceto”. Sebastiano nel 1699 entrò nell’ordine degli Osservanti con il nome di Ippolito. È interessante notare che ebbe come maestro di pittura Fra Umile da Foligno, anch’egli frate osservante, noto come fedele seguace del perugino Anton Maria Fabrizi. Fra Umile fu attivo a Roma, a Perugia e a Foligno, dove nel 1652 eseguì alcuni affreschi nella chiesa di San Feliciano di Mormonzone.
Nelle Cronache e memorie si legge che, compiuti gli studi di Filosofia, Ippolito venne mandato ad apprendere Teologia a Sansepolcro, dove continuò a dedicarsi alla pittura sotto la direzione di un certo Angelucci di Città di Castello, “che appunto in quel tempo dipingeva la soffitta della chiesa”. Questa generica notizia mi spinse a verificare se tali dipinti esistessero ancora e fu emozionante riconoscerli nella decorazione del pregevole soffitto ligneo a lacunari ottagonali dell’ex chiesa biturgense di Santa Maria Maddalena, passata ai francescani Osservanti nel 1530 e dal 1866 adibita ad “Agenzia Coltivazione Tabacchi”. La collaborazione di Ippolito a questa impresa, che in effetti rivela l’intervento di due mani distinte, si individua a mio giudizio nella maggior parte dei lacunari. Fra i santi e i beati spicca una terziaria francescana che – pur non presentando espliciti attributi iconografici – può essere identificata con Angela da Foligno, in quanto rimanda direttamente alle raffigurazioni eseguite dal Lemmi nel convento di San Bartolomeo di Marano (fig. 3).
Ippolito eseguì numerosi altri dipinti in molti luoghi dell’Osservanza della Provincia Serafica, di cui fu Ministro dal 1726 al 1729: Santa Maria degli Angeli (dove, a mio giudizio, gli va attribuita anche la tela raffigurante San Pietro d’Alcantara conservata nella sacrestia, che è stata invece attribuita a Giacinto Boccanera), Perugia, Città di Castello e naturalmente Foligno, nel convento di San Bartolomeo di Marano – dove Ippolito realizzò numerose opere, tra le quali la tela sull’altare sinistro della chiesa e la decorazione del refettorio (fig. 4) – ma anche nel monastero di Sant’Anna.
Nel loro insieme queste immagini rappresentano una vera e propria opera di catechesi: Ippolito fa parte della folta schiera di frati artigiani e artisti che contribuiscono ad arricchire con opere di varia tipologia gli edifici dei Minori Osservanti, facendosi in qualche modo portavoce del messaggio spirituale dell’Ordine. La sua produzione artistica è caratterizzata da una qualità formale piuttosto modesta: aspetto, questo, accentuato da una certa rigidità di esecuzione, che risulta evidente soprattutto nel ciclo sulla vita di Angela. In generale, nelle sue opere si possono apprezzare una certa piacevolezza cromatica e una vera e propria predilezione per la raffigurazione di stoffe e ampi panneggi, aspetto che si concretizza nella resa minuziosa degli abiti e dei costumi.
Ma al di là delle loro caratteristiche formali, il vero valore delle opere di questo frate-pittore sta nella sincera e profonda religiosità che le anima: si tratta della devozione che orienta le varie scelte iconografiche, alla luce dei principi regolatori e dello spirito dell’Osservanza.
EMANUELA CECCONELLI