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Il nucleo familiare e la famiglia umana, i Vescovi si confrontano

Il 4 ottobre si è aperta la 14° assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi dal tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”: un’assemblea di vescovi da tutto il mondo che rappresenta il momento conclusivo di un lungo percorso iniziato due anni fa e passato attraverso l’assemblea straordinaria del 2014. Agli occhi della gente è quasi un concilio e le aspettative sono tante, provenienti più dal mondo non cattolico che da chi è a conoscenza di come vanno le cose di chiesa. Le aspettative sono tante perché la crisi di valori e dell’istituto famiglia è sotto gli occhi di tutti; inoltre si è ormai affermata l’idea, un po’ in tutti i campi, che le decisioni debbano essere prese in base agli umori di maggioranza, o all’andamento delle cose. Ma nella Chiesa non è così, non si corre dietro alle mode o alle richieste, e il papa stesso ha detto che il sinodo non è un parlamento. Si tratta invece di discernere tra realtà esistente e possibili risposte pastorali ed è ciò che stanno facendo i 270 padri sinodali (ma ci sono anche 17 coppie di sposi e 14 delegati fraterni in rappresentanza di altre confessioni, oltre a esperti e uditori) alla cui attenzione ci sono tante sfaccettature di realtà che ruotano attorno al pianeta famiglia. Si parlerà infatti anche di migrazioni, di violenze nelle famiglie, del ruolo della donna, del lavoro minorile, dell’accoglienza agli omosessuali, di contraccezione, di apertura alla vita, di convivenze, della poligamia presente in Africa…
Il nocciolo di tutto non è quindi “comunione sì, comunione no” a divorziati risposati, quasi una lotta tra conservatori e progressisti. E soprattutto non è in discussione la dottrina del matrimonio come sacramento. Si auspicano invece aperture sul fronte pastorale. La sfida cruciale è proprio questa: passare ad un volto nuovo di Chiesa che attinga al Vangelo della misericordia sull’esempio del suo Sposo e Maestro Gesù, costruendo ponti e non barricate. In effetti, date le diverse realtà ecclesiali, le diverse culture, la paura di contraddire verità di fede, la necessità di garantire l’ortodossia delle stesse verità, il confronto non appare così semplice. Papa Francesco ultimamente più volte è intervenuto, invitando ad una discussione che dovrebbe avvenire con “parresìa”, cioè con la libertà di dire tutto esprimendosi con franchezza, ma anche ascoltando con umiltà. Apertura nel parlare senza paura, quindi, ma dialogo, accoglienza e misericordia.
Il sinodo si riunirà fino al 25 ottobre e le conclusioni di norma spettano al papa che dovrà tirare le somme sul confronto in atto pubblicandole tramite una “esortazione apostolica”. Ma, quali che siano le conclusioni, di positivo c’è che la Chiesa è viva e mostra il coraggio di chinarsi sulle fragilità familiari per ridare non speranze, ma la “Speranza” che solo in Cristo si può trovare. Siamo certi che lo Spirito Santo, invocato anche nella veglia di preghiera del 3 ottobre in piazza San Pietro tra migliaia di fiaccole accese a significare che ogni famiglia è luce che risplende, saprà come sempre guidare la barca di Pietro attraverso la storia, nonostante le difficoltà, le intemperie umane e il lago in burrasca che è il mondo. E siamo certi che da questa assise dei vescovi risulterà una vera Chiesa in uscita verso ogni angolo vissuto dall’uomo, riunito in famiglia e non.

TOMMASO CALDERINI e ORTENSIA MARCONI

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