Le Regioni sono necessarie?
La corsa alle poltrone della Regione sta per entrare nel vivo. Mancano solo pochi giorni al voto che qualcuno ha definito il meno regionale degli ultimi anni. Proprio mentre i candidati stanno percorrendo in lungo e in largo l’Umbria colmandola di suadenti promesse, sono in molti a chiedersi, anche alcuni autorevoli esponenti della classe politica, se le Regioni servono per davvero. Lo spunto per questa riflessione arriva da un bel saggio di Goffredo Buccini, inviato del Corriere della Sera, dal titolo inequivocabile “Governatori. Così le Regioni hanno devastato l’Italia”, uscito in questi giorni per i tipi delle Edizioni Marsilio. Il saggio passa in rassegna il potere degli enti locali attraverso la voce dei maggiori Presidenti di Regione degli ultimi anni e giunge alla conclusione che le Regioni non servono e si possono anche chiudere. Certo è che dal 1970, anno di nascita delle Regioni, passando poi per la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, nei 20 “staterelli” italiani si è sedimentato un grande potere che ha appesantito l’apparato burocratico statale. Si è pensato di alleggerire la macchina rottamando le Province, ma forse il restyling doveva interessare proprio le Regioni che ormai molti cittadini considerano davvero distanti. Ma come si è giunti a questa disaffezione? Tante sono le cause. Sicuramente l’atteggiamento dei politici è stato determinante. Inefficienza, corruzione e clientelismo hanno dilapidato il patrimonio custodito nel dettato costituzionale. Sulla cartina politica dell’Italia, infatti, possiamo mettere sopra ogni Regione la bandierina nera degli scandali. Rimborsi spese gonfiati, infiltrazioni mafiose, acquisti di auto ed elettrodomestici, posti di lavoro per gli amici degli amici e vacanze a spese dei contribuenti, tanto per citare solo le malefatte più eclatanti, ormai certificano la disonestà dilagante del nostro Paese. Tutto questo è passato sotto silenzio per anni perché l’opinione pubblica era interessata solo ai “capricci” della casta romana ed aveva perso di vista l’azione dei potentati locali. Anche la nostra verde Umbria è finita sotto la lente della magistratura. La terra mistica del Poverello a più riprese è assurta agli onori della cronaca. Questione morale, dunque, e questione politica sono questi i grandi problemi che hanno snaturato le Regioni italiane. E allora, ritornando al loro ruolo, si è perso lo spirito dei padri costituenti e queste si sono trasformate da enti di programmazione territoriale in centri di potere che ingoiano fiumi di denaro. Tutto questo ha ingrandito ed appesantito ancora l’apparato burocratico. Il nuovo assetto potrebbe essere quello delle cosiddette macroregioni, ma di questo è bene che si occupino i tecnici. Non vogliamo condannare senza appello le Regioni, come fa Goffredo Buccini: ci accontentiamo che funzionino come si deve e ci aspettiamo un’inversione di tendenza grazie ad una classe politica finalmente capace e, soprattutto, onesta.
MAURO SILVESTRI