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Consiglio comunale, riecco le assenze

La carriera dei singoli politici condiziona ancora troppo il dibattito interno ai partiti. Lo scrivevamo due mesi fa, ma non potevamo immaginare che la faccenda arrivasse a bloccare persino i lavori del Consiglio comunale. Quello del quinquennio trascorso è passato alla storia per l’alto numero di sedute annullate per mancanza di numero legale. E la storia pare oggi ripetersi, ma questa volta per una diatriba tutta interna al Partito Democratico. Da diversi giorni alcuni consiglieri comunali del PD – Elio Graziosi, Moreno Finamonti, Paolo Gubbini, Michela Matarazzi – avevano messo per iscritto svariate critiche alla segretaria comunale, Patrizia Epifani, contestando l’insufficiente dibattito interno al partito, l’appiattimento sulle decisioni della Giunta, il mancato confronto a livello locale sui temi caldi legati alla politica del governo Renzi: quelli che destano più preoccupazione nelle frange di sinistra del Pd e che avevano avuto eco anche in Consiglio comunale. La polemica sembrava rientrata con la riconferma della segreteria decisa dall’assemblea comunale del partito, alla quale però i dissidenti non si sono presentati. Fin qui, tutto normale. I dissidenti, però, non si sono presentati neppure all’ultimo Consiglio comunale, non permettendo alla maggioranza di garantire il numero legale per la validità della seduta. E qui di normale non c’è un bel niente. Non si possono confondere i legittimi dibattiti o gli interessi di corrente, anche aspri e conflittuali, all’interno di un partito, con la funzione e i compiti di un Consiglio comunale o di una maggioranza che sostiene la Giunta. Né tanto meno adoperare i primi come arma di ricatto verso i secondi. Non è un bel segno anteporre gli ordini di scuderia ad un progetto di governo della città che un partito ed una colazione sono stati chiamati a realizzare dagli elettori. Ordine di scuderia? Sembrerebbe di sì, a detta dei bene informati. A maggio si va al voto per il rinnovo del Consiglio regionale e con una nuova legge elettorale che prevede il collegio unico e riduce a 20 i consiglieri, dandone 12 alla coalizione vincitrice. I comitati elettorali, anche a Foligno, stanno muovendo i primi passi e la ragione della protesta degli assenti dal Consiglio comunale è legata alle candidature di chi dovrà rappresentare il territorio folignate alle elezioni di maggio. Verrà riconfermato Luca Barberini che ha fatto un solo mandato, o Vincenzo Riommi che, avendone fatti due, dovrà ottenere una deroga dal partito? Il gruppo dei dissidenti è legato a quell’anima di sinistra, non renziana, che ha in Riommi un punto di riferimento e che cerca spazio politico. È comprensibile che il gruppo studi come affermarsi alla prossima tornata elettorale, meno accettabile che anteponga il ricollocamento delle poltrone agli interessi di un’Amministrazione comunale. La selezione della classe dirigente è importante, ma non può occupare tutto il dibattito interno ai partiti. Intanto, se una corrente svuota l’aula del Consiglio comunale, un’associazione culturale, invitando l’on. Gianpiero Bocci, riempie all’inverosimile il San Carlo. La scelta dei candidati del Pd è iniziata.

ANTONIO NIZZI

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