L’agricoltura nel nostro territorio
Intervista a Dario Bruschi, Segretario generale della FAI-CISL dell’Umbria
Dario Bruschi rappresenta e tutela i lavoratori del settore agricolo e forestale, dell’industria alimentare e della pesca. Opera in tutto il territorio regionale e quindi anche nel folignate dove, per l’ampiezza del comprensorio di riferimento (da Bastia Umbra a Spoleto e Valnerina), si avvale della collaborazione dell’operatore Loreto Fioretti.
Quale tipologia di imprese è più presente nel nostro comprensorio?
Si tratta essenzialmente di aziende agricole (tra le quali la Fattoria Novelli di Spoleto) e forestali, tenuto conto che nel nostro comprensorio operavano ben tre ex Comunità Montane (Norcia, Spoleto e Valtopina) con oltre 200 addetti, ora confluite nell’Agenzia Forestale Umbra insieme alle altre sei della Regione. Importante è anche la presenza di aziende alimentari, a partire dalle dolciarie (come la Colussi), le olearie e le vinicole. Queste ultime sono molto diffuse nel nostro comprensorio (Monini, Coricelli e Costa d’oro a Spoleto, Caprai e Antonelli a Montefalco, Adanti a Bevagna). Da ricordare anche l’Azienda Farchioni per l’olio e la birra artigianale e Bianconi per la pasta, entrambe a Bastardo. Foligno, purtroppo, come altre città dell’Umbria, ha perso definitivamente la presenza di aziende con marchi storici per la produzione della pasta, ultima la Spiga d’oro. Tutte le aziende che ho citato impiegano complessivamente un discreto numero di lavoratori che abbisognano di essere tutelati collettivamente. Sta qui il nostro impegno sindacale.
Come si trovano le imprese del settore a fronteggiare la crisi che dal 2008 si è dispiegata anche nel nostro territorio?
Le imprese che hanno rapporti con i mercati esteri stanno fronteggiando bene anche questo periodo di crisi. Anzi, alcune sono addirittura in crescita, come la Farchioni di Bastardo. Le altre che operano quasi esclusivamente per il mercato interno, ovviamente, soffrono.
Al momento si sta assistendo ad una certa stabilizzazione della situazione oppure continuano ancora gli effetti della crisi?
Non si può parlare di stabilizzazione. Ciò perché il calo ed il cambiamento dei consumi, soprattutto di quelli alimentari, stanno avendo, in questi ultimi tempi, un andamento crescente.
Ci sono imprese che riescono ancora a “vivere” senza grandi difficoltà nel mercato?
Oltre quelle che fruiscono dei mercati esteri, come detto sopra, ci sono anche le aziende agricole che riescono a fronteggiare gli effetti della crisi, grazie agli aiuti della Comunità Europea.
Nonostante la crisi, vi sono stati casi di apertura di nuove imprese, sia pure di piccole dimensioni?
Si. Nell’ambito delle aziende artigianali se ne contano di piccole che producono birra artigianale di cui si registra attualmente un aumento dei consumi.
Il Piano di sviluppo rurale per l’Umbria 2014-2020, di recente approvato dalla Regione, potrà avere dei riflessi positivi per alcune delle aziende agricole del nostro territorio? Vi sono state richieste significative da parte di tali imprese nella fase partecipativa per la definizione del programma?
Certamente. Tenuto conto della rilevanza complessiva del finanziamento destinato all’Umbria, che ammonta a circa 60 milioni di euro. Ma occorrerà evitare una distribuzione a pioggia a tutte le aziende agricole e favorire esclusivamente quelle che assicurino nuova occupazione “sana”. Non posso conoscere le richieste delle aziende, in quanto al “tavolo” che raccoglie le richieste delle aziende non sono invitate le organizzazioni sindacali.
Considerato che all’agricoltura si dovrà sempre più guardare, si intravedono nel nuovo Piano di sviluppo rurale indicazioni volte a promuovere o a sostenere una “multifunzionalità” dell’agricoltura, che non si limiti alla semplice produzione di materie prime a scopo alimentare?
Sono gli stessi obiettivi della Politica Agricola Comune che comprendono anche la multifunzionalità, per cui la Regione dell’Umbria dovrà pure perseguirli, destinando, con il nuovo Piano, sostegni finanziari a favore della tutela del paesaggio rurale, degli agriturismi e attività correlate, della diversificazione produttiva, dello sviluppo del biologico, della promozione e tutela dei prodotti tipici e di servizi di natura sociale.
Il Consiglio regionale dell’Umbria ha approvato di recente il disegno di legge di iniziativa regionale concernente “Nuove norme in materia di agriturismo, fattorie didattiche, agricoltura sociale e fattorie sociali”. Ritieni che possa ben svilupparsi l’agricoltura sociale in Umbria, nelle sue varie articolazioni?
Sì, proprio anche ai fini di nuova occupazione giovanile. Ma occorrerà un ruolo decisamente promozionale da parte della Regione, attraverso progetti specifici adeguatamente finanziati
Quali riflessi potranno avere per i lavoratori delle imprese del settore le nuove norme sul mercato del lavoro che si stanno prospettando?
Ci sono sicuramente novità positive importanti, come quelle che prevedono l’eliminazione dei contratti precari. Ma ci sono delle norme che ritengo, con la FAI-Cisl, non si possano accettare. Come l’estensione generalizzata dei voucher nel settore agroalimentare, la riduzione delle risorse e degli interventi della Cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga, il salario minimo ed il demansionamento. Per questo abbiamo aderito alla mobilitazione della Cisl partecipando alle tre manifestazioni tenutesi nei giorni scorsi a Firenze, Napoli e Milano. Ma oltre le questioni legate al Jobs act, abbiamo importanti questioni da richiedere al Governo, quali un Piano per la messa in sicurezza del territorio che passa anche attraverso il rafforzamento del ruolo dei Consorzi di bonifica, un modello di forestazione produttiva e sostenibile che salvaguardi e valorizzi il lavoro e l’occupazione. Tutte questioni messe in primo piano dalle alluvioni degli ultimi tempi.
ALVARO BUCCI