Primi d’Italia, anche per affluenza
Il massiccio afflusso di pubblico ha più che promosso Foligno
Tutt’intorno s’ode un fragore di ganasce. È Foligno che mastica, avendo ospitato i Primi d’Italia, la manifestazione più ghiotta dello Stivale. Epta Confcommercio quest’anno ha dato l’addio al suo presidente, Roberto Prosperi, proprio quando la manifestazione stava per aprire i battenti. Una perdita incolmabile. Qualcuno ipotizzava che l’evento potesse risentirne, ma alla fine il risultato c’è stato lo stesso. In piazza Faloci le massaie trevane hanno tenuto, en plein air, un corso accelerato di tagliatelle tirate in casa, per ragazze poco avvezze alla spianatoia. Ottima l’affluenza e il messaggio così poco subliminale è stato recepito: “con un uovo e un etto di farina fai felice il tuo uomo”. A pensarci bene la cucina è fisiochimica, ma rimane formula vana se al mestiere non si aggiunge la poesia, dunque l’amore, l’estro, l’invenzione, la passione costante. Ormai i cuochi (non sopporto chi li chiama chef) propongono solo rivisitazioni. Ma che ti vuoi rivisitare se cacio e pepe funziona bene così? Il pluristellato Mauro Uliassi, con il suo sex appeal ha addirittura rivelato la ricetta degli spaghetti aglio, olio e peperoncino. “Alla Uliassi”, naturalmente, con un tocco inaspettato: il rametto di rosmarino. Roba da far rivoltare nel forno l’Artusi. Ma quel che conta è che le donne sono andate in visibilio. Nella taverna del rione la Mora ho sentito, addirittura, una che chiedeva: “Ma Uliassi non c’è?”. E il marito: “Massì, quello sta al mare”. È così che a furia di rivisitazioni finiremo per ritrovare l’originale. Overbooking per il corso di amatriciana. Erano una schiera all’Auditorium Santa Caterina per apprendere i segreti della ricetta della regina indiscussa dei primi piatti, che la mamma sa già cucinare perfettamente. Ma “nemo propheta” in casa. Numerose le proposte street food, quelle che una volta chiamavamo schifezze per strada, dalla ciaccia toscana agli arancini siciliani fino al lampredotto fiorentino, passando per gli stra-fritti ossidati di ogni genere. Ma si sa che fritta è buona anche…, non mi ricordo cosa. La manifestazione nel suo complesso ha dimostrato di funzionare ancora bene. Per la gioia di Mismetti, preoccupato perché i suoi vigili si ostinano a rimanere a casa, magari a provare la ricetta della carbonara. Ma che gli fa? La massiccia affluenza di pubblico ha più che promosso Foligno e le sue pavimentazioni. Faticoso però tenerle pulite dai tanti piatti di plastica e tovaglioli trascinati dal vento di questo scombinato settembre. Come al solito abbiamo ascoltato le lamentele per la mancanza di informazioni. Ma che ci volete fare, questa è terra di caccia al tesoro: chi sperava di visitare i palazzi storici, chi non s’aspettava di trovarsi nella città dove è stata stampata la prima Divina Commedia, chi confondeva la Quintana con una festa in costume i cui “militari medievali sfrecciano a cavallo”. Molte le signore di borgata, mica marchese di famosi casati. Ma tra i fornelli, si sa, il censo non conta e la “pecunia non olet”. Semmai puzza di fritto, ma chi ci fa caso?
© Gazzetta di Foligno – FRANCESCA FELICETTI