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Famiglia, oltre la crisi guardando al futuro

La società appartiene all’ambito della cultura, mentre la famiglia è l’emanazione, a livello sociale, di quei requisiti naturali senza i quali non ci potrebbe essere la società, né, in fondo, il genere umano ( ). L’uomo può vincere la natura solo confermandosi alle sue leggi. Perciò la società deve dare alla famiglia un quid di riconoscimento. La posizione “laica” del grande filosofo e antropologo francese, C. Lévi-Strauss (in “Razza e storia”) ci pare la risposta migliore ai dibattito se “la” famiglia sia una istituzione del passato, e dunque modificabile dai nostri bisogni e desideri soggettivi, o piuttosto una realtà dotata di una struttura sui generis da cui dipende l’umanizzazione della società. La questione, con tutti i suoi risvolti giuridici, sociali e antropologici, è oggi molto sentita nel nostro Paese, dove la domanda più radicale è se una società modernizzata e globalizzata debba fare ancora ricorso alla famiglia come sua sorgente, oppure affidarsi ad altre forme di convivenza, sicuramente inedite rispetto a quelle che la natura, la storia della civiltà e la tradizione giuridica ci hanno affidato. Nel dibattito in corso, la Chiesa – dalla dimensione locale dell’Assemblea diocesana di venerdì 19 al Sinodo mondiale dei Vescovi che si apre a giorni – è impegnata a dire e a dare le ragioni della fede sulla famiglia, prospettandola come istituzione del futuro e non solo del passato. Il gusto per la famiglia e per tutto ciò che è autenticamente umano – più che il timore difensivo della loro dissoluzione – e lo sguardo amorevole che ne deriva sono i tratti di questo nuovo cammino ecclesiale dove, accanto alle opportunità e alle criticità, lo sguardo si ferma soprattutto sui tanti piccoli “miracoli” silenziosi che la famiglia ancora oggi genera. Tanta voglia di relazioni e incapacità di realizzarle stanno segnando la vita familiare, dove avanza l’idea che anche le relazioni forti, gli affetti che contano e i rapporti che costruiscono futuro siano destinati spesso a liquefarsi in un orizzonte dove tutto è frammentario e provvisorio. Ma i miracoli “silenziosi” ci dicono che una casa sulla roccia è possibile. E gli esempi non mancano, neppure vicino a noi. C’è chi ce la fa ad andare controcorrente, a coltivare gli affetti con fedeltà e fantasia, a mantenere una casa aperta alla vita fragile, a tenere gli occhi aperti sul mondo, a non appaltare la funzione educativa, a generare virtù sociali. Famiglie che non giocano in difesa e sanno trasmettere ai figli la positività. Anche la positività della formazione cristiana. Siamo tanto abituati a parlare delle piaghe della famiglia di oggi e dei mali oscuri del soggettivismo e del disimpegno che l’attraversano, che spesso non ci accorgiamo di una cittadinanza della famiglia che bussa con forza alle porte dello Stato e della politica, come pure di una chiesa domestica sempre più esigente e partecipe nella Comunità cristiana. Miracoli “silenziosi” che generano futuro. Ma il futuro lo generano anche le famiglie “ferite” che oggi chiedono alla Chiesa comprensione, vicinanza e accompagnamento. Delle une e delle altre vale la pena parlare.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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