Casa di accoglienza “Stella del Mattino”: quindici anni di volontariato a Spello
Il nome
“Stella del Mattino”, un nome inconsueto per una casa, o meglio un casolare di campagna. La storia di questo nome nasce dall’osservazione dei giovani volontari della Comunità La Tenda, che, nei loro campeggi estivi, quando il giorno era ancora pieno, vedevano sorgere, prima fra tutte, una stella tremolante, la stessa che avvistavano ancora il mattino seguente, quando le altre stelle erano oramai già scomparse. Il significato era affascinante: l’accoglienza di una casa è importante per i giorni della sofferenza (la notte) e poi continua ad essere punto di riferimento per il futuro. Una bella intuizione giovanile, che non ha nulla a che vedere con l’idea di sofferenza che percepiamo oggi nella vita di ogni giorno: per noi la sofferenza è ricerca di un cammino insieme, nel segno dell’accoglienza e della condivisione reciproca.
La storia
Agli inizi degli anni ’90 con il progressivo diffondersi della sindrome di HIV e dell’AIDS e con le problematiche ad essi correlate, sono iniziate a pervenire alla Comunità La Tenda numerose richieste di aiuto. È nata così l’esperienza di assistenza domiciliare ed ospedaliera rivolta a persone spesso assolutamente prive di un supporto familiare e sociale. Persone bisognose di essere sostenute sul piano psicologico ed economico, poiché, in breve tempo, a causa della malattia, si erano trovate ad affrontare nuove problematiche e gravi disagi: la solitudine, l’impossibilità di sostenere un impegno lavorativo, l’insicurezza sia dal punto di vista economico che abitativo. L’esperienza di quegli anni ha fatto emergere l’esigenza di trovare una struttura che potesse diventare punto di riferimento stabile per persone con infezione da HIV. Nel 1999, a Spello, sono iniziate le attività della Casa Accoglienza Stella del Mattino. Intanto, il progresso scientifico e l’introduzione di nuove terapie hanno determinato una diversa evoluzione della malattia, che tende ora a cronicizzarsi, con la conseguente diminuzione dei casi di AIDS conclamato e del tasso di mortalità. Il prolungamento della vita dei soggetti sieropositivi ha generato nuove esigenze e nuovi bisogni, quali il sostegno nelle relazioni sociali e familiari e l’accompagnamento nei percorsi di inserimento o reinserimento lavorativo.
L’accoglienza
La Casa Accoglienza è rivolta prevalentemente a persone con sindrome da HIV e in AIDS conclamato, spesso sole e con problematiche di carattere psico-sociale correlate e a soggetti con disagio psicologico. Obiettivo dell’esperienza è quello di accompagnare le persone accolte ad essere protagoniste del proprio progetto e del proprio benessere e, nel rispetto delle possibilità individuali, proporre loro un percorso di integrazione e di recupero delle capacità residue. La struttura ospita persone di ambo i sessi, provenienti dal territorio regionale e nazionale, ed è aperta 24 ore al giorno per tutti i giorni dell’anno. L’accoglienza può essere in regime residenziale, per un massimo di 8 persone, e semiresidenziale per coloro che hanno una propria abitazione, ma necessitano di un sostegno e di un punto di riferimento stabile. Con la persona accolta si discute il percorso individuale da effettuare nel periodo di permanenza nella casa, fissandone modalità, tempi e obiettivi. Il tempo di permanenza nella struttura varia a seconda delle situazioni e delle risorse personali e le dimissioni vengono pianificate e concordate con la persona ed il Servizio inviante, tenendo conto del grado di autonomia raggiunto dal soggetto.
L’opera dei volontari
Le varie attività vengono gestite attraverso i volontari che, con molto impegno ed in forma totalmente gratuita, prestano il proprio servizio per la realizzazione dell’esperienza. All’interno della casa ce ne sono almeno 15, anche con competenze specifiche e professionali, a garantire la loro presenza 24 ore su 24, se necessario. Spesso la Casa Accoglienza rappresenta un punto di riferimento per gli ospiti che, anche dopo le dimissioni, hanno la possibilità di partecipare alle attività e di condividere momenti organizzati.
Le attività di lavoro
La struttura è dotata di due laboratori, uno per la lavorazione del legno e l’effettuazione di oggetti con la tecnica del bricolage e uno per la lavorazione della pelle. Nei laboratori lavorano le persone accolte presso la struttura, che non possono sostenere normali ritmi di lavoro a causa delle condizioni fisiche, ma necessitano comunque di avere un minimo di autonomia personale dal punto di vista economico. I manufatti vengono poi venduti nei vari mercatini della Regione e il ricavato è destinato in percentuale a chi esegue i lavori, in percentuale al sostentamento dei laboratori.
© Gazzetta di Foligno – Luigina Rosati e Don Franco Valeriani