San Feliciano

San Feliciano: un richiamo per la Chiesa di Foligno

Annuncio del Vangelo, dialogo con la città, carità verso tutti. Potrebbe essere questo il richiamo che la festa di San Feliciano fa oggi alla Chiesa di Foligno, nell’attuale stagione di attesa e di speranza aperta da Papa Francesco. Il rinnovamento della Chiesa, che nella storia si impone di continuo e assume talvolta accelerazioni inaspettate, comporta sempre un confronto con le prime comunità cristiane, quelle del tempo di Feliciano. Ma il ritorno alle origini significa soprattutto guardare alla Chiesa del futuro. Oggi il Vangelo è buona notizia nei paesi emergenti e in quelli del terzo mondo, lo è molto di meno nelle società secolarizzate dell’occidente. Forse ci vuole una Chiesa che dialoghi con il mondo senza timori e con benevolenza, con la serenità di chi ha qualcosa di prezioso da testimoniare. Accendere speranze nel cuore dei credenti e porre interrogativi nuovi ai non credenti. Questo è possibile se la Chiesa – stiamo parlando della nostra Chiesa di Foligno – prova di più a camminare insieme nella condivisione della missione e a dialogare con i tanti che vivono oltre la soglia delle nostre parrocchie, dei nostri riti, dei nostri linguaggi. Più sinodalità, più comunione; dunque, meno isolamenti o autosufficienze di persone e gruppi. Il richiamo alle origini ci dice anche una Chiesa libera da fardelli, aperta al vento dello Spirito, fedele alla sua missione di annunciare il Vangelo. Una Chiesa dal volto umano, perché semplice, amabile nello stile, esperta di umanità, attenta alle povertà, capace di offrire misericordia e speranza. Mai come ora le società occidentali attendono speranza, perché di speranza oggi non si parla più. Scrittori e maestri del pensiero hanno tolto questa parola dai loro vocabolari. Ed è incredibile come ciò sia avvenuto nel giro di alcuni decenni. L’attesa, il futuro, la speranza hanno lasciato spazio alle categorie deboli e fluide del giorno dopo, di quello che faremo domani, senza grandi slanci e con pochi progetti. Il mondo deve cambiare: questo lo dicono tutti. E i più aggiungono che non sappiamo dove stiamo andando. Se l’umanità ha bisogno e attende parole di speranza, le comunità cristiane, Vangelo alla mano, devono essere disponibili, umili e pronte a incarnarla. Sempre pronte a dare ragione della fede che è in loro. Magari con quello stile autentico di Papa Francesco, che speriamo contagi i credenti sempre di più. Quanti pensieri giovani, freschi, inattesi, espressi con un taglio tutt’altro che prelatizio, e inconsueto per un pontefice, ce lo rendono ammirevole e familiare ogni giorno di più! Ma l’ammirazione non basta, se non seguono l’imitazione e la condivisione da parte delle comunità cristiane. Magari facendo proprio quel pressante appello ad andare nelle periferie esistenziali. E chiedendoci in quali di queste la Chiesa di Foligno dovrà proiettare il suo impegno prima possibile. I giovani? Le tante persone in sofferenza o in solitudine? Le nuove povertà dello spirito? Le emergenze che sempre un po’ tardi percepiamo? Tutte queste, certo. Ma ci sono periferie esistenziali anche dentro la Chiesa stessa, bisognose di essere evangelizzate.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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