Ex-zuccherificio da un altro punto di vista
Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’ing. Giampaolo Ceci
Si discute molto sul progetto dell’area ove sorgeva l’ex zuccherificio. La discussione si è diretta principalmente verso aspetti architettonici e urbanistici toccando in parte anche questioni legate alla politica della casa e altre ancor più marginali. Io vorrei dare il mio modesto contributo alla discussione, esponendo delle valutazioni sull’impatto economico che deriverebbe sul territorio folignate dalla presenza di un ulteriore centro commerciale di grandi dimensioni.
Bisogna premettere che i fenomeni macroeconomici che avvengono in un territorio sono paragonabili a quelli fisici che si verificano in un grande serbatoio dotato di due rubinetti: uno posto in alto in cui entra acqua e uno in basso da cui l’acqua esce.
L’acqua rappresenta la massa monetaria. Il livello è alto quando vi è una grande disponibilità di denaro e quindi la gente “ha da spendere”. Il contrario quando il livello è basso. Il rubinetto alto è alimentato dalle rimesse che dall’esterno entrano nel territorio. Sono gli stipendi degli statali, le rimesse fatte dai clienti “di fuori” per l’acquisto di prodotti realizzati dagli artigiani e fabbriche presenti nel territorio ecc. Quello in basso invece “perde” quando facciamo uscire i soldi dal territorio per acquistare merci, beni e servizi da produttori “di fuori”.
Un bravo amministratore pubblico dovrebbe quindi favorire in ogni modo la nascita di attività imprenditoriali o commerciali nel territorio che amministra, perché se il saldo delle attività nei confronti del territorio è attivo, si produce reddito e benessere per tutti (l’acqua del serbatoio sale).
Per completezza bisogna anche dire che c’è un secondo fenomeno che completa ed integra il primo. È quello che avviene quando in zona vi è uno scambio di beni e servizi che non fa uscire nulla dal serbatoio, come accade, ad esempio, quando un artigiano locale ci aggiusta la finestra. In questo caso, da un punto di vista economico si compie una positiva distribuzione della ricchezza, perché chi ha di più, di solito, spende per stare meglio e quindi distribuisce i suoi averi tramite l’acquisto di beni e servizi prevalentemente nella realtà in cui vive.
In quest’ottica la nascita di estesi supermercati sembra una scelta utile e lungimirante da non contrastare. Dopotutto saranno assunti giovani e le merci costeranno di meno! Ma è davvero una scelta senza conseguenze? La questione è aperta e dibattuta. Vi sono diversi punti di vista, che in alcune realtà hanno portato a bandire la costruzione di nuovi ipermercati di grandi dimensioni.
Qui esporrò solo il punto di vista di chi è contro, lasciando ad altri di completare il ragionamento per renderlo equilibrato. In effetti, la popolazione si riversa nei supermercati perché più comodi e convenienti.
I supermercati che producono utili, quindi riescono a “succhiare” grandi masse di denaro dal territorio e portarli “fuori”, ovvero di solito lo impoveriscono più di quanto lo arricchiscano.
I posti di lavoro sarebbero una vittoria di Pirro rispetto a quanto sarebbe sottratto al territorio, perché, a lungo andare, la gente non comprerebbe più dai negozi locali che non possono reggere alla concorrenza di chi opera in una economia di scala, interrompendo la loro funzione economica che consentiva di fare rimanere la ricchezza nel territorio, seppure i loro prezzi fossero maggiori.
Una funzione importante ancorché non facile da capire. Prezzi più alti è vero, ma il territorio non si impoverisce perché i commercianti stessi lo alimentano spendendo in zona quanto guadagnavano e creando il “lavoro” per altri.
Nel caso di Foligno la questione ha delle peculiarità, che però lascio sviluppare a chi volesse partecipare a questo pubblico confronto. Le “mie” valutazioni erano state fatte anche alla fine del 1800 quando gli amministratori di allora accettarono la costruzione dello zuccherificio a condizione però che una parte delle barbabietole provenisse dai campi del territorio. Fu la scelta giusta che contribuì alla crescita dell’economia rurale di allora. Perché così si crearono posti di lavoro nello zuccherificio e si garantì anche un redito certo ai contadini che riconvertirono le loro produzioni in barbabietole.
Ma eravamo nel 1800 , altri Uomini, altre culture, altra statura etica …altri tempi.
Giampaolo Ceci