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La crisi di senso dell’uomo contemporaneo

Convegno di Assisi “Custodire l’Umanità verso le periferie esistenziali”

L’intuizione di fondo: riportare i cattolici, in uno spirito di dialogo con i non credenti, ad elaborare un’analisi politico-culturale propria

custodire“In termini radicali e universali, le periferie sono i luoghi e le situazioni di lontananza dal centro più profondo dell’umano, che è la verità, l’amore, la giustizia. Quando si vive vicini a questo centro, allora si è centrati e le altre distanze sociologiche diventano secondarie. Viceversa, quando siamo decentrati rispetto al bene e alla verità, all’amore e alla giustizia, allora vivere nel centro del potere, del successo, della salute non cancella il nostro essere dolorosamente periferici rispetto a ciò che vale”. Con queste parole il Cardinal Bagnasco ha introdotto il Convegno di Assisi “Custodire l’Umanità verso le periferie esistenziali”, che si è tenuto ad Assisi lo scorso fine settimana per iniziativa della Conferenza Episcopale Umbra in collaborazione con il progetto culturale della CEI e le due Università di Perugia.
Due giorni di conferenze e dibattiti, qui certamente non riassumibili (gli atti verranno pubblicati, per ora sul sito www.chiesainumbria.it si possono leggere alcuni interventi dei relatori), i quali hanno avuto per filo conduttore la crisi del mondo e dell’uomo contemporaneo, che ben prima di essere economica è una crisi di senso, di identità e quindi di futuro.
Ormai non c’è consulente o formatore aziendale che non spieghi come la crisi sia un’opportunità, lasciando spesso il dubbio che tale affermazione sia più che altro un ossequio al dogma professionale dell’ottimismo, ma per un cristiano ogni crisi è certamente un’occasione di incontro con Dio attraverso il riconoscimento della propria finitezza e non autosufficienza, come ha avuto modo di sottolineare nel suo intervento conclusivo l’Arcivescovo di Perugia Gualtiero Bassetti: “Questo tempo, dunque, non è soltanto un tempo segnato dalla crisi economica, ma è indubbiamente un tempo favorevole, è un kairòs, un tempo nel quale accogliere la grazia di Dio e i segni dei tempi di cui ci ha parlato il Concilio. Un tempo che va compreso e che non va demonizzato. Sia per i credenti che per i non credenti”

Cristianesimo e globalizzazione
Non esiste Organizzazione più globalizzata della Chiesa, che ha il mondo intero come obiettivo del suo operare, eppure la globalizzazione cui assistiamo oggi genera un uomo senza radici. Per Andrea Riccardi (Comunità di Sant’Egidio) ciò è rappresentato dalle «città senza centro» e dalla «crescita del senso individuale della vita», che porta ad un “uomo puntiforme”, come lo ha chiamato Bagnasco, somma di emozioni, caratteristiche, anche “diritti”, che però non trovano un’unità, un’identità e quindi una vera dignità. Nell’antropologia cristiana, invece, l’uomo è un unicum, con una storia ed una stabilità, è la “stabilitas loci” benedettina che la Chiesa sostiene, promuovendo e proponendo la famiglia, la città, la comunità. Per cui Riccardi ha sottolineato come «l’insistenza sulla famiglia non è frutto di arcaismo sociale, ma è proprio in funzione del valore della stabilità degli uomini nei loro rapporti fondamentali”, che generano solidarietà e fratellanza. Un cristianesimo che si concentri solo sulla caritas, però, dimenticando la trascendenza, domanda provocatoriamente Salvatore Natoli (Università Milano Bicocca), non rischia, nel suo essere condivisibile anche dai non credenti, di perdere l’essenza del suo messaggio? Il Cristiano è colui che ha incontrato Cristo incarnato, sentendosi amato nelle sue fragilità, e con questa scoperta abbraccia il mondo, per cui non esiste una dicotomia tra alto e basso, tra orizzontale e verticale: questa la risposta di Adriano Pessina (Università Cattolica di Milano).

Nuovo rapporto Economia e Società
La crisi è stata generata dal delirio di onnipotenza in cui si è trasformata quella volontà di potenza che è alla base del desiderio di progresso e benessere, in sé positivo, dell’uomo e della società occidentale; questa la tesi di Mauro Magatti (Università Cattolica di Milano), ed ha generato un’economia totalmente virtualizzata (Adriano Fabris, Università di Pisa), ma è anche l’occasione per tornare a concepire un’economia a servizio del Bene Comune, consapevole dei limiti cui ogni azione umana è vincolata, e più aderente alla concretezza del vivere quotidiano (Luigino Bruni, Lumsa)

Famiglia e antropologia Cristiana
Ma qual è la causa sociale del declino economico? Dagli anni 60 ad oggi si è verificato un cambiamento demografico impressionante, che ha portato la famiglia da essere comunità fondamentale e straordinario strumento a servizio della crescita economica, a diventare residuale e marginale, con conseguente crollo delle nascite (oggi in Italia gli under 18 sono meno degli ultra 65enni, ed in alcune zone, come Milano, i single hanno superato le famiglie). Da qui quella che Roberto Volpi (statistico) definisce una società “decrepita”, senza slancio verso il domani e quindi drammaticamente senza futuro. Ciò è forse anche una conseguenza della rivoluzione sessuale, che dagli anni 60 ha promesso il paradiso, ma ha realizzato invece un mondo superficiale, dove la felicità momentanea e deresponsabilizzata ha preso il posto dell’impegno e della faticosa gioia duratura (Lucietta Scaraffia, Università la Sapienza)

Cattolicesimo politico in Italia
Della situazione dell’Italia, tutt’altro che entusiasmante, i cattolici però sono corresponsabili, avendo per anni gestito il potere e il governo del Paese, spesso con un atteggiamento pragmatico, ma subalterno agli orientamenti culturali dominanti, da altri elaborati (Ernesto Galli Della Loggia, in un bell’excursus di storia dei cattolici in politica a partire dall’Unità d’Italia).

Queste solo alcune delle analisi emerse, in una breve e certamente non esaustiva sintesi della due giorni di Assisi, di cui resta soprattutto l’intuizione di fondo: riportare i cattolici, in uno spirito di dialogo con i non credenti, ad elaborare un’analisi politico-culturale propria, dopo che per molto tempo sono apparsi culturalmente “catechizzati” dal pensiero laico (marxismo, neoliberismo, pensiero debole, solo per citarne alcuni), non per condannare con astio “l’errore” altrui (rischio che alcuni corrono) né con pretesa egemonica, ma invece per “prendersi cura” dell’uomo e della società, oggi in preda ad un vero smarrimento. Da duemila anni il Dio incarnato e vivente ha cambiato la storia dell’uomo e dei popoli, e resta l’evento di più grande portata della storia dell’umanità: ogni credente non può che annunciarlo con amore e leggere il mondo sotto questa luce.

© Gazzetta di Foligno – LUIGI TACCHI

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