Vivere il territorio come un bene comune
Le strade e le piazze di Foligno sono state tutte rimesse a nuovo, ora tocca rinnovare la vita della città. Non è campanilismo, ma di sicuro oggi abbiamo un centro storico ammirato e invidiato da turisti e visitatori. Anche i folignati, dopo mugugni e riserve sulle pavimentazioni, riconoscono oggi che ne è valsa la pena. Poi magari in campagna elettorale torneranno a criticare, ma adesso non possono non apprezzare lo sforzo degli amministratori e dei tecnici che su questa grande scommessa ci hanno messo la faccia, insieme ad una buona dose di pazienza nel rispondere alle tante esigenze dei cittadini. Il bello però viene ora, perché il futuro non si arresta alla memoria. E perché non sono le pietre a fare una città, quanto il lavoro, le passioni, le idee di quanti vi abitano. Recuperato il passato, occorrono progetti nuovi per il futuro. La città non è una merce da sfruttare, ma un bene comune da tutelare e da promuovere da parte dei cittadini che ne sono i legittimi proprietari. Per quanto riguarda il centro storico, occorre guardare oltre l’esistente, oltre la Quintana, le movide notturne estive e settembrine o gli eventi di massa consumistici, perché Foligno non può essere vissuta solo di notte e solo in periodi straordinari dell’anno. La città è anche attività commerciali e professionali, luogo di cultura, di incontri e di festa, centro di molteplici servizi alle persone di tutte le età. Dopo il centro storico, ora c’è da mettere le mani alla salvaguardia dell’ambiente. Quest’anno i giovani delle scuole, che aderiscono al progetto della Diocesi Cittadini del Mondo, stanno riflettendo sull’educazione alla custodia del creato. È il caso di prenderli sul serio, perché sono oramai troppe le ferite della terra, causate dalle mani dell’uomo, che occorre sanare e con urgenza. In questi ultimi anni il nostro paese ha sperimentato, quasi impotente, sofferenze ed eventi luttuosi; ed anche inquinamenti, disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo e dalle incapacità della politica. Quanto è successo, dalle Cinque Terre alla Sardegna, è sotto gli occhi di tutti. L’Umbria stessa è a forte rischio di dissesto idrogeologico, anche a motivo di un ambiente prima abbandonato e poi troppo diffusamente calpestato dalla cementificazione. Molto spetta alla politica, ma occorrono anche cultura ed educazione. Dobbiamo essere consapevoli del debito che abbiamo verso le generazioni future, per non trasmettere loro un ambiente degradato. Anche a Foligno l’agenda – che di sicuro sentiremo nella campagna elettorale – non è di poco conto: il ripensamento del piano regolatore, il recupero di alcune periferie, la fruizione di spazi verdi, il miglioramento della mobilità e della qualità ambientale, le raccolte differenziate e il riciclaggio dei rifiuti, la lotta agli sprechi, l’uso delle energie rinnovabili, ecc. Il territorio è una realtà naturale, ma è anche cultura, bellezza, radicamento comunitario, incontro di persone. Una città sostenibile ha bisogno di una comunità coesa. Abbiamo sopportato i disagi del rifacimento del centro, ci vuole uno sforzo comune anche per questa seconda sfida.
Antonio Nizzi