“Provvidenza d’amore”
L’annuncio della firma, da parte di Papa Francesco, del Decreto di canonizzazione equipollente di Angela da Foligno ha recato una grandissima gioia alla nostra Diocesi e all’intera Famiglia religiosa francescana. Era stato Benedetto XVI ad autorizzare la Congregazione delle cause dei Santi a dare una forte accelerazione al processo di canonizzazione della grande Mistica folignate, derogando alla comune prassi in virtù di un culto antico, universale e ininterrotto. Il 13 ottobre 2010, nell’udienza generale dedicata ad Angela, Papa Ratzinger ebbe a dire che “di solito, si è affascinati dai vertici dell’esperienza di unione con Dio che ella ha raggiunto, ma si considerano forse troppo poco i primi passi, la sua conversione, e il lungo cammino che l’ha condotta dal punto di partenza, il grande timore dell’inferno, fino al traguardo, l’unione totale con la Trinità”.
La Provvidenza, che “tutto dispone con forza e dolcezza”, ha permesso che, dopo una lunga attesa, fosse un Papa di nome Francesco a canonizzare Angela, vissuta a Foligno nella seconda metà del Duecento. Tale decisione pontificia ha seguito di poco l’annuncio della canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, che per Angela ha sempre avuto una speciale predilezione. In occasione della sua visita a Foligno, il 20 giugno 1993, egli, raccoltosi in preghiera dinanzi all’urna che contiene le spoglie di Angela, ha voluto deporre sull’inginocchiatoio lo zucchetto bianco in segno di grande venerazione.
La Provvidenza, che guida ogni cosa con sapienza e amore, ha portato a compimento nell’Anno della fede il processo di canonizzazione avviato dai miei predecessori, S. E. mons. Arduino Bertoldo e S. E. mons. Giovanni Benedetti, e ha voluto concedere proprio a me di raccogliere il frutto della loro fatica, avendomi già dato l’opportunità di aprire il VII centenario della morte di Angela, il 4 gennaio 2009, ad appena tre messi dall’inizio del mio ministero episcopale. Ricordo con commozione che all’indomani del mio ingresso a Foligno mi recai di buon mattino a venerare Angela nel Santuario a lei intitolato; recitai la liturgia delle ore e, con profonda meraviglia, notai che la prima lettura dell’ufficio divino era proprio quella dalla quale avevo tratto ispirazione per il mio stemma episcopale (cf. 1Tm 3,15).
Tutto è grazia, tutto è dono, tutto è segno di una “provvidenza d’amore”, anche il fatto che questo evento ecclesiale sia avvenuto nel corso del III centenario dell’incoronazione della Madonna del Pianto. È mettendosi accanto all’Addolorata che Angela ha appreso l’arte di farsi avvolgere “dallo sguardo di Gesù sulla Croce”; è alla sua ombra che ha trovato nella contemplazione di Cristo crocifisso il “punto di perfetto equilibrio” fra amore e dolore.
Angela, “Magistra theologorum”, insegna che la tensione dinamica tra amore e dolore mette l’amore al riparo dalle insidie a cui è esposto. Splendida è la pagina delle Instructiones in cui Angela parla dell’amore. “Non c’è niente al mondo, né uomo né demonio, di cui io abbia tanto sospetto come l’amore. Infatti l’amore penetra nell’anima più di una spada e più di qualunque altra cosa. E non c’è niente che occupi, attiri e leghi quanto l’amore. E quindi, se non si possiedono le armi per governarlo, facilmente fa crollare l’anima e ne fa grande strage. E non sto parlando dell’amore disonesto, perché l’amore disonesto deve essere totalmente evitato da tutti come cosa diabolica, pessima e malefica. Ma parlo dell’amore buono spirituale che si ha tra l’anima e Dio o tra persona e persona”. Questa pagina autobiografica rivela la misura alta della santità di Angela, vissuta a Foligno nel XIII secolo, la cui parola “è la prima voce italiana il cui suono ci arrivi per il canale diretto della rivelazione personale, non della leggenda pia”.
+ Gualtiero Sigismondi