Settimana Politica 2013 – 36
Il Consiglio comunale decide l’aumento delle imposte
Nell’ultimo Consiglio comunale si è discusso di imposte: addizionale Irpef, Imu e Tares. Si sono approvati – senza sorprese, la minoranza ha infatti votato contro – l’aumento della prima, le tariffe della seconda, le tariffe e il regolamento della terza. L’addizionale Irpef, calcolata sul reddito netto tolti gli oneri deducibili, ha aliquote che partono dallo 0,60% per redditi fino a 15 mila euro fino allo 0,80% per redditi che raggiungono i 75 mila. Per l’Imu, confermata l’aliquota (4 per mille) per la prima casa, che quest’anno, però, non si è pagata. Mentre sono aumentate quelle per le abitazioni affittate (8,60), non locate (9,60) e per le aree fabbricabili (8,60).
Tutto sul regolamento della Tares
Questa imposta sostituisce la Tia, già ex Tarsu, e si calcola sulla superficie calpestabile, dichiarata o accertata ai fini delle suddette vecchie tasse. Per le utenze domestiche, il Comune, nel calcolo, tiene conto anche del numero dei componenti del nucleo, quello certificato dai registri dell’anagrafe. Nel territorio comunale si contano 24.553 famiglie, delle quali: 7.848 formate da un solo componente; 6.816 con due unità; 4.900 con tre; 3.455 con quattro; 995 con cinque; 539 con sei o più componenti. Per la Tares il Comune deve predisporre, entro il 31 ottobre, un mese dopo l’approvazione del bilancio di previsione, un piano finanziario per la gestione integrata rifiuti, che tenga in conto anche gli investimenti che servono alla società concessionaria (VUS) per svolgere il servizio. Allora per il 2013 l’ente folignate prevede costi per un totale di 10 milioni. E questa cifra è utilizzata per calcolare quanto ciascuna famiglia deve contribuire. La Tares per legge deve coprire sia i costi per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, sia quelli di cosiddetti servizi comunali indivisibili. Tra i primi si comprendono anche quelli per lo spazzamento e il lavaggio delle strade pubbliche. Le zone servite dalla raccolta si considerano quelle che sono al massimo a 1.000 metri lineari dai cassonetti; chi è più distante paga al 60%. Altre agevolazioni (riduzione al 30%) sono previste per le utenze domestiche di non residenti, mentre non pagano le associazioni di volontariato Onlus. La tariffa dell’imposta, rispetto al 2012, ha subito un aumento, per la quota fissa (che varia a seconda del numero dei componenti della famiglia) del 10,83% e del 32,58% per la quota variabile. Più cara la Tares per le utenze non domestiche. Pagano di più, per esempio, esercizi commerciali di ortofrutta, fiori e piante, pescherie e pizzerie e banchi di generi alimentari. Dei 10 milioni di costo, 5 milioni e 607 mila sono quelli a carico delle utenze domestiche, il resto (4.438.000) per le utenze non domestiche. Il Comune stima un totale di rifiuti di 32.585 tonnellate: le famiglie ne producono per 14.514. Solo per quest’anno, la tariffa ha un aggravio di 0,3 a mq di superficie utile che il Comune girerà allo Stato; sotto l’importo di 5 euro non si paga nulla. Il pagamento della Tares avviene in tre rate, marzo, luglio e dicembre. Nella rata di marzo il Comune può comprendere anche importi di competenza non conguagliati nella rata del dicembre precedente. Per la normativa disciplinare la domiciliazione bancaria della precedente imposta Tia non è più valida; si può pagare, quindi, alle poste, in banca o presso i concessionari delle riscossioni pubbliche con il modello f24 o con il bollettino postale che la VUS recapita a casa. Qui ci sono da notare molte proteste per errori, sperimentati anche personalmente, nella consegna delle fatture Tares. La VUS non spedisce più con posta ordinaria, ma ha affidato l’invio delle bollette tramite appalto a una ditta esterna. Dopo mancati recapiti, però, la VUS deve spedire solleciti tramite posta, con costi aggiuntivi, che, però, potrebbe pagare il contribuente destinatario. Da Tarsu-Tia a Tares il passaggio non è indolore per il cittadino, considerato che ci sono stati sempre maggiori costi per le famiglie, specie quelle più numerose.
Gli aumenti non finiscono: più care acqua, fognatura e depurazione
Da un semestre all’altro le tariffe per la fornitura di acqua potabile nelle abitazioni, fognatura e depurazione hanno avuto un aumento mediamente superiore al 10%; così come la quota fissa. Non ha subito aumenti, invece, la copertura perdite occulte. Nel sito ufficiale della VUS, aggiornato al giugno scorso, si cita un aumento medio del 6,5%, ma nelle bollette la specifica dell’articolazione tariffaria dice altro. Le tariffe del servizio idrico integrato vengono determinate dall’autorità di ambito (ATO). In casa beviamo acqua delle sorgenti di Capodacqua e Rasiglia-Alzabove, così come nelle fontanelle di acqua minerale, gasata o naturale, di Viale Ancona, località San Paolo. La stessa VUS ha certificato la qualità dell’acqua che arriva in casa dai due acquedotti che partono dalle sorgenti sopra citate. Chi volesse saperne di più sulle caratteristiche organolettiche dell’acqua che beve, può contattare via fax o lettera la stessa società fornitrice. Dall’apertura al gennaio scorso, nelle fontanelle di VUS – ce ne sono altre a Trevi, Spoleto e Norcia – sono stati venduti al prezzo di 5 centesimi per un litro e mezzo quasi cinque milioni di litri di minerale, con un risparmio quantificato di bottiglie di plastica, contenitori utilizzati per la vendita, di 3 milioni e 300 mila, che corrispondono all’emissione in atmosfera di 1,012 tonnellate di anidride carbonica.
Ex politici umbri: chi cerca prebende e chi si accontenta
Due ex-politici hanno o avevano contratti di collaborazione o consulenza con la Regione. Federico Di Bartolo, già assessore nella Giunta Lorenzetti, ha un contratto annuale (32.000 euro lordi) – puntualmente rinnovato – di supporto alla vice-presidenza regionale nelle politiche sociali, cooperazione sociale e volontariato, nell’istruzione, diritto allo studio e edilizia scolastica. Franco Parlavecchio, già segretario provinciale di Perugia del Partito democratico, aveva un contratto di collaborazione (7.410 euro l’anno), che gli era stato prorogato, ma per motivi personali ha rinunciato all’incarico. La Regione si serve di collaboratori e consulenti nelle più svariate materie, dalla legislazione comunitaria in materia di concorrenza e concentrazione industriale alla implementazione degli standard di qualità e sicurezza, valutazione di efficacia clinica e di costo-efficacia del sistema regionale sangue. Ma l’apparato regionale non è già fornito di professionalità sperimentate nei vari settori di competenza? E se no, perché pagare ex-politici, il cui merito parrebbe più l’anzianità di partito che la preparazione in materia? Anche Foligno non fa eccezione, dal momento che il pensionamento di alcuni suoi leader politici (di sinistra) ha comportato incarichi ben retribuiti in settori sempre collegati con la politica. La gerontocrazia avanza, il rinnovamento, anche generazionale, è di là da venire.
© Gazzetta di Foligno – GIANCARLO ANTONELLI