Organo S Sebastiano

L’organo della chiesa di San Sebastiano a Treggio

Organo S SebastianoLo scorso 14 settembre a Treggio si è svolta la presentazione del restauro eseguito sull’organo settecentesco conservato nella cantoria della chiesa di San Sebastiano. L’intervento di restauro è stato promosso dalla stessa comunità di San Sebastiano, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno e con il patrocinio della Soprintendenza per i Beni Architettonici, il Paesaggio, il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico dell’Umbria. Come riferito in modo dettagliato dalla professoressa Cristina Casciola, che ha coordinato l’iniziativa, l’organo di San Sebastiano è un prezioso strumento musicale realizzato nel XVIII secolo dal maestro organario Pietro Fedeli. Infatti durante il restauro, eseguito da Angelo Carbonetti, è emersa la firma dell’autore e la data di esecuzione, 1742. Questa importante notizia permette di arricchire il non nutrito catalogo di opere documentate del maestro marchigiano. Pietro Fedeli fa parte di un’illustre famiglia di artigiani che operò attraverso numerosi esponenti dalla fine del XVII secolo fino alla prima metà del Novecento. Originari di Corgneto, odierna frazione di Serravalle di Chienti, anticamente facente parte di un territorio più vasto denominato Rocchetta di Camerino, i Fedeli eseguirono opere in varie località dell’Italia centrale. Intorno alla metà dell’Ottocento Domenico Fedeli trasferì la bottega da Corgneto a Foligno, dove la parabola professionale dei Fedeli si chiuse con Zeno, ultimo esponente della famiglia.
Di Pietro Fedeli si ricorda un intervento di manutenzione sull’organo della cattedrale di Gubbio (1720), mentre suoi organi perduti si trovavano in Umbria, nella chiesa parrocchiale di Citerna (1724?) e nella chiesa dell’Università di Perugia (1750). È possibile che l’artigiano si sia stabilito nel capoluogo umbro, poiché è noto che nel 1738 un Pietro F. “di Perugia” accomodò l’organo piccolo della cattedrale della città. Nel 1740 Pietro Fedeli restaurò l’organo grande del duomo di Arezzo, mentre, come si è detto, due anni più tardi firmò quello di San Sebastiano a Treggio.
Come si legge nella relazione di Angelo Carbonetti, il prospetto dell’organo è a cuspide e formato da ventisette canne in stagno con bocche allineate e labbro a mitria. La tastiera, originale, è unica in consolle a “finestra”, in sesta di quarantacinque tasti, i diatonici in noce tinti di nero, i cromatici in bosso con frontalini a chiocciola. La pedaliera è dritta e composta da nove pedali.
La presentazione del restauro ha offerto l’occasione per un’iniziativa di grande spessore culturale, in quanto l’organo ha preso vita grazie all’intervento del maestro Ottorino Baldassarri, che ha eseguito raffinati brani musicali di autori attivi fra il XVI e il XVIII secolo, fra i quali Alessandro Scarlatti e Giovanni Battista Pergolesi.
A conclusione dell’interessante iniziativa è intervenuto Giuseppe Metelli, che, in rappresentanza della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, ha sottolineato l’importanza dello sforzo effettuato per restituire “voce” ad un pregevole strumento rimasto silenzioso troppo a lungo.

© Gazzetta di Foligno – EMANUELA CECCONELLI

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