Da Francesco a Francesco
Assisi è San Francesco. E il francescanesimo, come gli altri ordini mendicanti del XIII secolo, è stato un aspetto nuovo e rivoluzionario della vita religiosa, una riposta provvidenziale alla crisi che affliggeva la cristianità per le difficoltà delle forme istituzionali della vita religiosa a rispondere ai nuovi bisogni spirituali di una cultura di tipo nuovo, urbana e secolare. Ottocento anni dopo arriva pellegrino nella terra del Santo, di cui porta coraggiosamente il nome, un grande Papa venuto “dalla fine del mondo” e intento a dare una svolta alla Chiesa di oggi nello spirito e con l’audacia del Poverello di Assisi. Tanta è l’attesa, l’emozione, l’interesse per l’evento del 4 ottobre. Infatti tanta è la stima e l’ammirazione di credenti e non credenti per questa incantevole e disarmante figura di Pastore, capace subito di far presa nel cuore di tutti per i gesti autentici e le parole di verità. Questo Papa porta l’annuncio del Vangelo di Cristo e della misericordia di Dio verso le periferie del mondo, i poveri, i drammatici problemi della guerra e dell’ingiustizia. Chiaro il messaggio: “aprire le porte” e andare all’essenziale. Papa Francesco pensa ad una Chiesa missionaria e sobria, libera dalle troppe preoccupazioni mondane e dai clericalismi delle eminenze reverendissime e dei preti in carriera. Auspica una Chiesa libera dalle chiacchiere, dalle paure, dalle chiusure verso la complessità del mondo di oggi; più capace di ascoltare, dialogare, incontrare. “La porta che è Gesù – sono sue parole – non è mai chiusa, è aperta sempre a tutti. Senza distinzioni, senza esclusioni, senza privilegi”. In questi giorni Papa Francesco ha lanciato segnali forti ai grandi della terra, alzando il grido della pace e mobilitando con la preghiera e il digiuno Chiese e credenti. Non ha disdegnato di rispondere sulla carta stampata agli inquieti verso la Chiesa, o a quanti sembrano aver sospeso la domanda su Dio, suscitando stupore e ammirazione. E così tutti sono ora in attesa di ascoltare cosa il Papa dirà nel suo pellegrinaggio di Assisi. Il programma della giornata rivela con tutta evidenza che il Papa, oltre al nome, ha scelto di San Francesco anche il messaggio, il programma, lo stile: San Francesco si è convertito a contatto con i poveri e gli emarginati, altrettanto deve fare la Chiesa, passando dall’ammirazione all’imitazione del Santo di Assisi e tornando a vivere il Vangelo in assoluta trasparenza e radicalità, sine glossa. Dieci tappe in un solo giorno danno il senso di una visita davvero “storica”. All’arrivo incontrerà i bambini disabili dell’Istituto Serafico e poi gli assistiti Caritas in Vescovado. Dopo andrà a pregare a San Damiano e nella cripta di San Francesco. Alle 11 la S. Messa nella piazza della basilica. Pranzo con gli ospiti del centro di prima accoglienza. E poi di nuovo preghiera alle Carceri e a Santa Chiara, incontro con la diocesi a San Rufino e con i giovani dell’Umbria nel piazzale di S. Maria degli Angeli. Alla fine la visita al Tugurio di Rivotorto che fu la prima residenza di San Francesco e dei suoi seguaci. Da qui ripartirà anche Papa Francesco per “riparare la casa”.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI