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“Portobiologico”, sarà un raccolto buono

In questi giorni ho dato una mano a mio fratello a sistemare un progetto per le scuole primarie della cooperativa “Dimensioni”, che, tra l’altro, fa parte del gruppo di lavoro integrato GCT (Gruppo di Coordinamento Territoriale) per il reinserimento socio-lavorativo di persone attraverso la costruzione di un DES (Distretto di Economia Solidale).
Già in queste tre righe c’è una grande complessità di sigle e di lavoro, Enti e Associazioni coinvolte, protocolli di intesa, riunioni progettuali e firme…
Ma ragionare e scrivere il progetto con lui mi hanno svelato l’essenza, gli aspetti semplici e straordinari che viaggiano oltre sigle e protocolli, che si allontanano da queste righe per diventare luogo di idee concrete, di quelle che rispondono e tranquillizzano, come ce ne sono poche in giro, ultimamente!
L’idea si chiama Portobiologico, le parole che la formano riguardano l’utilizzo collettivo e sostenibile dei beni comuni come aria, acqua, terra, energia, il disegno che prende forma è un ortoparco, un luogo che privilegia l’inclusione, che si prende cura del piccolo e dei piccoli, che confida in una rete di acquisto solidale dei prodotti della terra perché la distribuzione dei beni ha un valore che prescinde da qualsiasi economia terrena. L’immagine che abbiamo cercato di fermare con le parole è quella di un progetto per le scuole primarie, “portoilmiobio”.
Si tratta di “adottare” un orto o un laghetto all’interno dell’ortoparco (situato a Sportella Marini) con tanto di nome dedicato e lavorare insieme affinché dia frutto attraverso attività sul campo, a scuola, nell’aula didattica.
Il focus dei percorsi didattici è quello della biodiversità, concetto che rimanda alla complessità della vita e dei suoi valori, e più in generale alla valorizzazione delle differenze che ci circondano come fonte di ricchezza. L’osservazione, la conoscenza, lo studio di un territorio e delle sue specifiche caratteristiche forniscono elementi essenziali per comprendere un luogo e progettarne la cura e lo sviluppo sostenibile.
A sostegno c’è la consapevolezza del fatto che, prendendosi cura di una parte, si contribuisce alla realizzazione di un tutto più grande che diventa luogo buono che molti altri potranno frequentare. Il tema dell’economia sostenibile e solidale come strumento per la riqualifica dell’uomo e della donna costruisce un nuovo rapporto con la terra, sano. La passione di chi ci lavora dentro è sentiero già tracciato.
È, nonostante le fasi progettate con cura, un progetto “aperto”, perché parte dal presupposto che saranno soprattutto i bambini quelli capaci di “chiudere” i discorsi attraverso l’impegno e, soprattutto, attraverso il prendersi cura nel tempo.
È un progetto aperto, perché i bambini dovranno decidere circa l’utilizzo solidale dei prodotti che avranno seminato, coltivato e raccolto, dovranno rispondere di quello che accade per mantenere tutti i pezzetti in equilibrio.
Magari ci sarà bisogno di nidi per una compagnia di rondinelle stanche, magari si dovranno gentilmente invitare le lumache a cercarsi una dimora altra… Ci metteranno mente e si attrezzeranno, e sarà un raccolto buono! Io, nel frattempo, porterò il progetto nella mia scuola.
Per info and.sav@libero.it

© Gazzetta di Foligno – CLAUDIA SAVINI

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