Bemedetto e Francesco

Lumen Fidei

Bemedetto e FrancescoÈ un documento atteso, l’enciclica Lumen Fidei, e per varie ragioni: è la prima lettera scritta da Papa Francesco, l’eredità lasciatagli dal Papa Emerito Benedetto, la conclusione del trittico sulle virtù teologali iniziato con la Deus Caritas Est e proseguito con la Spe Salvi; tratta un tema – la fede – che fatica a trovare cittadinanza nella sfera pubblica e che si vuole sempre più ricacciare nel privato. La lettera porta la data del 29 giugno 2013, solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo celebrata nel quadro dell’Anno della Fede, e la firma – com’è naturale – del solo Francesco, ma, leggendola con attenzione, lascia trasparire in filigrana il solido impianto teologico ratzingeriano, essendo stata stesa da Benedetto XVI con l’aggiunta di alcuni contributi di grande forza riferibili a Papa Bergoglio. La genesi stessa della lettera, con l’esplicito ringraziamento del Papa al predecessore, ci proietta direttamente nel cuore della questione: la fede nell’unico Dio è una, nel tempo e nello spazio, in quanto confessata nella Chiesa che, con il dono della successione apostolica, la custodisce organicamente e la tramanda di generazione in generazione. La fede, del resto, assume un carattere personale legato al rapporto tra un “Dio fedele” che mantiene le sue promesse e “uomini fedeli” che a lui si affidano, sperimentando come la fede possa darsi solo in una “verità grande” e come questa verità sia profondamente connessa all’amore. Per indagare la verità dell’amore di Dio, i cristiani hanno instaurato un proficuo dialogo tra fede e ragione, dove la prima si mantiene libera dalla volontà di imporsi e la seconda si apre alla capacità di conoscere un Dio che si fa incontrare a tu per tu. Dopo i due capitoli dedicati all’amore e alla verità, è la volta di un’articolata riflessione sulla trasmissione della fede ad opera della comunità cristiana. Poiché non si crede da soli, ma nel “noi” della Chiesa riunita dallo Spirito Santo nel rapporto di amore tra Padre e Figlio, i Sacramenti sono il punto di incontro tra il mistero e il reale, vissuto in una comunità di famiglie che trasmettono e confessano la fede. Alcuni interessanti spunti di riflessione giungono poi dal quarto capitolo, in cui la fede si configura, oltre che come cammino, come processo di edificazione di una città per l’uomo. La fede può fungere da solido fondamento su cui costruire la giustizia e la pace: ne è prova la difesa dell’unione stabile tra un uomo e una donna nel matrimonio, la sola che generi amore eterno e fecondo ad immagine di quello di Dio, così come la gioia dei giovani che si lasciano accompagnare nel cammino di fede alla scoperta degli orizzonti della loro esistenza, oppure l’attenzione per il Creato, per i sofferenti, per il bene comune. Papa Francesco conclude poi l’enciclica offrendo ai fedeli il modello di Maria, donna “in cui la fede si è mostrata piena di frutto”. Queste sottolineature, lungi dal riassumere il testo dell’enciclica, vogliono solo proporre la lettura di questo breve ma intenso documento, che riflette la “luce della fede” con l’immediatezza di Francesco e la profondità teologica di Benedetto XVI: due stili che si completano nella continuità della successione apostolica.

© Gazzetta di Foligno – FABIO MASSIMO MATTONI

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