Percuotersi per… fare musica
Abbiamo incontrato Stefano Baroni, chitarrista e fondatore, assieme ad amici che provengono da varie esperienze (musica, teatro, yoga), di un’associazione che si propone di “sviluppare il potenziale umano” attraverso un approccio creativo. L’associazione si chiama Kerè (www.associazionekere.it), ha sede ed opera a Spello.
Innanzi tutto che vuol dire Kerè?
“Kerè” è un termine di origine indoeuropea che significa crescere, creare, è la radice della parola creatività.
Come è nata l’idea dell’associazione e in quali campi opera Kerè?
Insieme ad Augusto Castriota, sassofonista, Lorella Bonamente, attrice di teatro, Gianluca Bonacci, che è un percussionista, e Ombretta Pastorelli, insegnante di yoga, abbiamo sentito il bisogno di creare un luogo che potesse contenere le nostre molteplici esperienze valorizzandone la comune radice: l’approccio creativo. Qualunque sia l’attività, il canto prenatale, la propedeutica musicale Orff-Schulwerk, Body percussion, corsi di strumenti o di teatro, Kundalini yoga per adulti o per bambini o altri laboratori, l’approccio è sempre lo stesso: la crescita dell’uomo attraverso l’espressione del suo potenziale creativo.
Hai accennato alla metodologia Orff. Come ci sei approdato e che cos’è in sintesi?
Ho conosciuto il metodo Orff mentre frequentavo la scuola di Musicoterapia di Assisi, grazie a un insegnante della scuola, il prof. Paolo Cerlati. L’Orff- Schulwerk è una linea pedagogica ideata da Carl Orff (compositore dei Carmina Burana), che educa alla musica partendo dall’esperienza pratica e giungendo solo dopo alla concettualizzazione: prima c’è l’imitazione, poi la creazione, prima la voce e il corpo, poi gli strumenti; si impara giocando, in un ambiente dove è bandito il concetto di errore.
Non è esattamente la didattica della scuola italiana…
Purtroppo la musica nella scuola sconta un prolungato disinteresse, che ha causato la mancanza di formazione specifica degli insegnanti di ogni grado, ma soprattutto della scuola materna e primaria. La capacità di apprendimento musicale aumenta fino a 9 anni, per cui fare attività musicale nella scuola primaria è essenziale per lo sviluppo.
Nel nostro immaginario pensiamo allo studio musicale come a una disciplina pesante fatta di solfeggio, esercizio, esercizio. È per forza così?
La musica è un linguaggio e come tale va imparato, così come noi impariamo la nostra lingua da piccoli, cioè, prima di tutto, sperimentando, giocando, imitando e anche sbagliando. Per fare un esempio banale: ogni bambino di 3 o 4 anni sa che cosa sia una mela, la sa riconoscere se la vede, se la assaggia ad occhi chiusi o se gli viene raccontata in una favola, anche se non sa scrivere la parola MELA. Quanto è più difficile il processo inverso, ovvero associare colore, sapore, forma ad una scritta? beh, con la musica è la stessa cosa…
Che ruolo ha la musica nello sviluppo della persona? Che ruolo ha avuto per te?
L’essere umano già a 4 mesi dopo il concepimento inizia a costruire un proprio bagaglio sonoro fatto di rumori del corpo, della voce della mamma e dei suoni che vengono dall’esterno. Ognuno di noi è un essere musicale. Studiare musica significa sviluppare armoniosamente il proprio cervello e, parallelamente, fare un viaggio nella propria dimensione emotiva, imparando a riconoscere le proprie emozioni e a dar loro una forma. Per me la musica è stata fondamentale, severa maestra, porto sicuro, incredibile strumento per vivere la vita ed esplorare il mondo.
Nell’ultima settimana di agosto organizzerete a Bevagna un seminario residenziale di body percussion, che letteralmente vuol dire percussione del corpo… insomma fare musica menandosi…
Il corpo, come forma di espressione musicale e come mezzo per esprimere e trasmettere emozioni, è stato sempre presente in tutte le culture. La Body Percussion è un sistema didattico e di espressione artistica di carattere ritmico, dove si integrano percussione corporale, coordinazione, movimento e relazione con gli altri. Percuotendo varie parti del corpo si ottengono timbri diversi, che uniti alla voce sono il principale bagaglio sonoro dell’essere umano.
Ritmo, fisicità, coordinazione… un programma pedagogico o anche… terapeutico?
Credo che la parola terapia sia abusata al giorno d’oggi. Quello che posso dire è che gli effetti benefici di questa disciplina (che io e tanti altri sperimentiamo) sono molteplici: migliora la capacità di concentrazione e mnemonica, accresce la proprietà di linguaggio e la coordinazione, genera autostima e migliora la capacità di ascolto verso noi stessi e gli altri.
© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI