L’importanza del sapere e della formazione
Roberto Fornetti, 42 anni, è professore di storia e filosofia presso il Liceo Scientifico di Foligno
Il suo amore per l’insegnamento e il forte legame con gli studenti lo rendono un intellettuale di prima categoria e una persona molto sensibile e altruista.
Professor Fornetti, qual è stata la sua esperienza iniziale con il mondo scolastico?
Dopo la laurea in filosofia e la conseguente abilitazione all’insegnamento, i primi contatti col mondo della scuola sono coincisi con esperienze in altri Paesi, precisamente tre anni nella scuola italiana di Lima in Perù e più di quattro anni a Buenos Aires in Argentina; l’esperienza è stata molto significativa sia a livello umano che professionale, soprattutto perché si trattava di studenti di madre lingua spagnola alle prese con programmi e discipline del sistema italiano.
Quale giudizio esprime in relazione allo stato attuale della scuola italiana?
Ritengo che a livello di potenzialità, e in generale per quanto riguarda il livello culturale, la scuola italiana non è seconda a nessun altro Paese; il problema più evidente è che in altri Stati si investe molto di più nell’educazione, mentre in Italia negli ultimi anni abbiamo assistito a una serie di tagli o riduzioni degli investimenti che hanno danneggiato profondamente la scuola come istituzione: ciò si può notare anche a livello strutturale.
Quali strategie e soluzioni andrebbero a suo parere attuate per salvare la scuola da questo stato, per così dire, di deriva?
Occorre tornare a considerare l’educazione la fonte di ricchezza principale di un Paese, ricchezza che non si misura tanto sulle disponibilità economiche, quanto sulla possibilità di aumentare e far crescere il livello culturale della popolazione: in una parola tornare ad investire, come prima accennato, sulla formazione. In caso contrario continueremo ad assistere all’ormai tristemente nota fuga dei cervelli, in quanto i soggetti più dotati, capaci ed intellettualmente più sviluppati, avendo possibilità e sbocchi professionali fortemente limitati, preferiscono trasferirsi in contesti che offrano maggiori possibilità di soddisfazioni personali.
Qual è la percezione della crisi economica nelle aspettative e nei bisogni dei ragazzi che si apprestano ad una scelta importante?
Sicuramente la percezione della crisi è presente e forte tra i ragazzi che si accingono ad intraprendere delle scelte di carattere professionale; tale consapevolezza tuttavia non si traduce in un atteggiamento di rassegnazione, quanto di maggior impegno e volontà per raggiungere obiettivi che ognuno di noi si prefigge. Rimane molto difficile all’indomani degli esami di Stato orientare le scelte verso particolari facoltà, ma allo stesso tempo la costanza e lo zelo della maggior parte dei ragazzi sembrano orientati al desiderio di superare certe difficoltà e di sperare in tempi migliori.
I ragazzi che percezione hanno della politica e dei problemi del Paese?
I giovani d’oggi hanno la possibilità di accedere a qualsiasi tipo d’informazione in modo molto più rapido e diretto rispetto al passato; riescono quindi a comprendere quale livello di corruzione e di sfiducia caratterizzi attualmente la nostra politica. Nonostante tutto, però, si avverte in molti casi la necessità di un rinnovamento culturale a livello globale che possa iniziare proprio dal mondo della scuola attraverso il rispetto di valori tradizionali, la considerazione e l’importanza di istituzioni quali la famiglia.
In conclusione, quale messaggio ritiene di poter inviare ai giovani che hanno davanti tali difficoltà oggettive?
Premesso che di soluzioni definitive e certe purtroppo non ne possediamo, cerco costantemente di invitare i ragazzi a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà. Infatti attraverso il vero significato e il giusto valore della conoscenza e del sapere credo sia possibile rifondare la società dalle radici, con la consapevolezza che l’educazione e l’istruzione risultano in ogni tempo uno strumento fondamentale per affermare la propria personalità e raggiungere pertanto i propri obiettivi. In una società in cui sembra dominare l’avere sull’essere bisognerebbe riscoprire quei valori fondamentali che hanno caratterizzato le generazioni passate.
© Gazzetta di Foligno – FEDERICO SANTONI