Le riforme della Marini poco coraggiose e insufficienti
Intervista al consigliere regionale Luca Barberini
L’esperienza politica di Luca Barberini, consigliere regionale del partito democratico, nasce come amministratore della VUS. È tra i pochi politici a non essere dipendente pubblico; significativo l’impegno nell’associazionismo cattolico.
Quali prospettive per la Regione?
Troppo piccola l’Umbria per non cercare accordi con altre realtà contigue e in passato legate a noi.
Con Marche, Toscana, Lazio?
L’approdo naturale è con le Marche, perché c’è omogeneità territoriale, anche se queste oggi guardano più al corridoio adriatico, forse perché abbiamo perso tempo.
Come si può concretizzare tale accordo?
Valorizzando le nuove strade in corso di completamento, con collaborazioni istituzionali e accordi tra imprese.
Le aperture della presidente Marini sono solo apparenti?
No, ma è richiesto più coraggio e determinazione, perché il futuro dell’Umbria è nella collaborazione con altri territori più sviluppati.
Allora servono anche riforme sostanziali?
Sì. Quelle fatte finora non bastano.
A cosa si riferisce?
A quella mancata della sola Provincia in Umbria, a quella sanitaria e a quella degli organismi di governo sul territorio, come comunità montane e unioni dei comuni – troppe e troppo piccole.
Lei è stato spesso critico sulle scelte approvate.
Alcune non le ho votate. Anzi ho proposto una sola Provincia con un ruolo più operativo e meno politico, una Azienda sanitaria e una Ospedaliera.
Una sola ASL è sufficiente in Umbria?
Certamente, per reggere il passo. Da noi c’è un buon livello per l’assistenza di base, con le fasce deboli che devono essere sempre tutelate. Per le eccellenze, si deve razionalizzare, perché non siamo in grado di sostenere diverse strutture con una bassa popolazione.
E una sola Provincia?
Vanno valorizzati i Comuni. Si continua ad “aggredire” la prima istituzione a contatto col cittadino, diminuendo le risorse trasferite.
L’area vasta fu un’idea giusta?
La collaborazione tra territori è essenziale. Oggi l’area vasta è un’idea superata, ma le ragioni che l’hanno ispirata sono giuste, se si valorizzano però, le identità locali.
Cosa, dunque, ostacola una migliore organizzazione dell’ente regionale (la regione leggera)?
Soprattutto i troppi livelli istituzionali: cinque – comune, provincia, regione, stato e comunità europea – che creano sovrapposizioni di regolamenti e interpretazioni di leggi. E di conseguenza burocrazia con inefficienze e ritardi, perché più organismi decidono sugli stessi argomenti.
Si creano, così, anche disparità tra territori?
Di certo, in Umbria, è la fascia appenninica (da Gubbio-Gualdo fino alla Valnerina, passando per Foligno) quella che di più risente della crisi economica.
A proposito di difficoltà economiche: cosa fa la Regione per i giovani?
Nel quadro di ristrettezza economica, interventi come sostegno alle giovani coppie per l’abitazione e aiuto all’imprenditorialità.
E per le imprese?
Va accelerato il sostegno all’innovazione, alla politica di distretti (specializzazione) e alla formazione, con collaborazione reale tra scuola, università ed imprese, senza altri troppi onerosi intermediari.
I trasferimenti statali diminuiti cosa comportano?
Sul bilancio regionale possiamo agire solo sulle spese discrezionali. Più o meno 80 milioni su 2 miliardi e 200 circa del totale.
Veniamo a Foligno. Cosa pensa dell’azione amministrativa?
Si è fatto molto, ma quello che serve di più è una politica di prospettiva.
Si spieghi meglio.
Dobbiamo pensare un progetto per il centro storico, per la periferia, per la montagna, vera risorsa del nostro Comune, capace di guardare oltre il presente.
Le opere in corso e quelle programmate non sono sufficienti?
Assetto viario con la nuova 77, piastra logistica, pavimentazioni: passa troppo tempo tra l’idea, il finanziamento, l’apertura del cantiere e l’attuazione. Per cui si rischia di arrivare sempre in ritardo e di causare altri disagi.
Conta qualcosa nell’efficacia del governo cittadino il lento ricambio della classe dirigente?
Dobbiamo avere il coraggio di guardare al di là dei nostri soliti recinti, creando e favorendo occasioni per far appassionare alla politica e alla gestione della cosa pubblica.
E il partito democratico umbro lo soddisfa?
Occorre ritornare allo spirito originario, quello del 2007.
Cioè?
Apertura concreta, superamento delle vecchie logiche, un partito che non stia troppo a pensare a quello che eravamo.
L’“anima” comunista ha tuttora un maggiore peso?
Sì. Guarda troppo indietro; il mondo è cambiato, servono nuove idee e strumenti.
La “personalizzazione” della politica non scoraggia e allontana l’impegno politico dei giovani?
Certamente. Va infatti posto un limite di tempo a un impegno politico nella stessa istituzione.
Ritorniamo alle sue origini, la VUS. È una società sana?
Partiamo dalla capitalizzazione solo 100.000 euro di capitale, decisamente poco se si considerano i 22 Comuni soci. Va sottolineato che il bilancio ha chiuso sempre in utile e che sono dati buoni livelli di servizio.
Ma molti Comuni sono creditori della VUS per grosse somme?
Di contro ci sono anche altri debitori.
Ciò non crea difficoltà di liquidità?
Indubbiamente.
L’utenza non è poca per farla reggere economicamente?
La politica aziendale da me e da altri praticata ha puntato sull’allargamento dei servizi erogati e conseguentemente della clientela.
L’ingresso dei privati può essere un soluzione?
La VUS è l’unica azienda di servizi industriali interamente pubblica, rispettosa del dettato referendario (servizio idrico). È la conferma che se c’è un progetto industriale e politico i risultati arrivano.
Perché non si possono unificare le aziende municipali umbre per ridurre costi?
Oggi purtroppo le aziende pubbliche sono fortemente limitate nel loro sviluppo da normative nazionali.
Il PD dovrà decidere sulla ricandidatura di Nando Mismetti a Sindaco. Una vita in politica, ma il secondo mandato non si nega a nessuno. Qual è il suo parere?
Dopo la disponibilità accertata a ricandidarsi, PD e coalizione si confronteranno su idee e uomini.
Il futuro di Barberini dove sarà: a Foligno, Perugia o Roma e, in alternativa, a Bruxelles?
Fino al 2015 in Regione. Perché gli incarichi, per il rispetto degli elettori, si portano a conclusione.
© Gazzetta di Foligno – GIANCARLO ANTONELLI