Folignati strana gente
Da sempre, fino all’inizio degli anni ’80, Foligno veniva descritta come città commerciale, con una buona rete di comunicazioni sia stradali che ferroviarie, con industrie non grandi, ma che spaziavano nelle più disparate direzioni: dalla carta all’aeronautica, dalla pasta allo zucchero, dalla conceria delle pelli alle acque minerali, dal centro nazionale delle poste alla stampa di “Sorrisi e Canzoni Tv”. I folignati, ferrovieri, insegnanti d’ogni ordine e grado di scuola, impiegati della pubblica amministrazione, agricoltori, operai e commercianti, venivano guardati con un certo sentimento d’invidia dai vicini del Ducato, trattati con sussiego da quelli del capoluogo, che loro malgrado dovevano accettare che nel partito di maggioranza i folignati non erano secondi a nessuno, anche se poi nei fatti tutto facevano a favore del capoluogo e niente per la loro città d’origine, quasi si vergognassero; tant’è che il centro fiere, idea nata a Foligno, è stato costruito a Bastia Umbra. Ad esempio, c’erano manifestazioni come “La Rosa dell’Umbria” o “Il Baiocco d’Oro”, con le quali la città voleva farsi ricordare al di là della Quintana; ora la prima si svolge ad Assisi e della seconda non si parla più, se non come riconoscimento che l’amministrazione comunale conferisce ad ospiti di particolare rilievo. Oggi la nostra città non ha più un’identità specifica, le industrie si sono ridotte in numero ed operai, le comunicazioni stradali sono rimaste quelle degli anni ’80, la nuova statale 77 vedrà il completamento fra un paio d’anni, la Flaminia, eterna incompiuta, è stata soppiantata dalla nuova arteria Ancona-Grosseto, penalizzando la fascia appenninica in direzione di Fano; i collegamenti ferroviari sono scaduti in qualità e quantità. Il commercio ha subito le conseguenze del terremoto, che ha indotto molti esercizi ad allontanarsi dal centro storico, ora però lo scempio della nuova pavimentazione ha dato il colpo di grazia a quanti avevano voluto mantenere la propria attività entro le mura. Dagli anni ’90 con il crollo dei partiti la società ha subito un’evoluzione individualistica, edonistica e particolaristica come si è visto anche nell’assetto politico, con la perdita sempre più accentuata del senso civico e del bene comune. Per cui i luoghi d’incontro dei giovani – oratori, sezioni dei partiti, gruppi scout, associazioni varie – sono pressoché scomparsi, sostituiti dai bar, dalle sale gioco o dalle ricevitorie delle scommesse. La formazione sociale e culturale non è più un’urgenza della politica, che demanda tutto alla scuola, a sua volta ripiegata su se stessa.
Anche gli sforzi messi in atto dalla Chiesa non producono gli effetti desiderati; forse la visione personalistica della fede è vissuta nei gruppi ecclesiali, concorrenti delle parrocchie.
Con queste premesse lo spirito d’iniziativa è scomparso, le proposte d’incontri, i dibattiti, i seminari non trovano il dovuto seguito. Solamente la notte rosa o lo Young Jazz festival o altre manifestazioni estemporanee richiamano i giovani e la gente, oltre alle taverne quintanare. Foligno, senza lavoro per i giovani, senza iniziative dell’amministrazione comunale per invogliare gli imprenditori ad investire sul nostro territorio, da terza città della regione è diventata il suo primo dormitorio. L’auspicata ripresa economica dalla crisi in cui viviamo dovrà essere accompagnata da una nuova stagione di rinascita morale e culturale: i folignati si ribellino a questa visione della vita, abbiano un sussulto d’orgoglio che li renda degni dei loro predecessori, per sentirsi chiamare – folignati brava gente – gente che ha saputo riconquistare il passato splendore.
© Gazzetta di Foligno – NICOLINA RICCI