chiusa per malori

Dotti medici e sapienti al capezzale della morente Fulginèa

I mali della nostra città vanno ricercati nelle pavimentazioni?

chiusa per maloriIl rifacimento delle pavimentazioni del centro storico e di tutti i servizi sottostanti (fognatura, gas, elettricità, rete idrica e rete dati) in corso da quasi quattro anni, da soluzione a tutti i mali della città si sta trasformando, mese dopo mese, nella causa di tutti i suoi problemi. Intendiamoci, non è che stia filando tutto liscio. La pianificazione, che dovrebbe puntare a snellire l’attività e ridurre i disagi per i cittadini, sembra a volte condizionata da cause contingenti: la disponibilità dei materiali o delle squadre, la necessità di rendere praticabile questa o quella via per tale evento o manifestazione, l’energica lamentela di qualcuno. Il risultato è che in momenti particolari (come l’attuale) ci sono cantieri aperti in tutti i punti di accesso al centro storico, che in alcune vie ci sono lavori in corso da un anno o più e che anche laddove i lavori dovrebbero essere conclusi restano pietre da sostituire, buchi tappati con l’asfalto, ferite aperte ed esposte, che attendono adeguata sutura. E la gestione dei cantieri? Vogliamo lamentarci della gestione dei cantieri? Delle pietre accatastate per mesi in piazze che, di loro, sarebbero finite? Dei macchinari lasciati qua e là, dei mucchi di breccia, della polvere e del fango? Per non dire degli alberi caduti sulla testa del pensionato dei sacerdoti diocesani! Lamentiamoci, ne abbiamo tutto il diritto. Si poteva fare meglio. Ma è davvero questo il problema della città? La causa principale dei suoi mali? È questo il “cancro” che farà celebrare il funerale dell’amata Fulginèa? O anche solo il “colpo di grazia”, che metterà fine all’agonia della debilitata creatura? Io propendo per il no. Non me la sento davvero di sottoscrivere la diagnosi dei commercianti folignati e dei tanti dotti, medici e sapienti che fanno di sì con la testa. Ho altro da rimproverare a chi ha amministrato la città in continuità dal dopoguerra a oggi: di aver permesso uno sviluppo urbano abnorme e disordinato, di aver consentito che un’area strategica come l’ex zuccherificio finisse in mano privata, di aver autorizzato la realizzazione di un ipermercato a ridosso della mura cittadine, di aver creduto alla mobilità alternativa solo a parole, di essersi imbarcati in imprese scellerate come il Mattatoio e la Foligno Nuova. Le pavimentazioni, con tutti i “si poteva fare meglio” del caso (e quando non ci sono!), mi sembrano tuttora una cosa buona e che sarebbe stata addirittura molto buona, se prima di metterci mano si fossero scavati un po’ di garage per residenti, se fossero state previste zone ribassate per i cassonetti, se prima di posare le pietre si fosse avuto il coraggio di definire il piano della viabilità. Quanto alla situazione del commercio cittadino, comprendo lo sconforto degli imprenditori della vendita, che assistono impotenti a cambiamenti epocali rispetto ai quali ogni iniziativa sembra solo un trattamento palliativo, una lotta tragica ed eroica contro invincibili mulini a vento. Quando la polvere dei cantieri sarà stata lavata definitivamente dalle pietre grigie, si potrà forse affrontare il ragionamento con maggiore lucidità, ma già da ora non è difficile comprendere che il nemico contro cui combattere non è la ruspa che scava davanti alla vetrina del negozio. I cambiamenti socioeconomici avviati dall’era della globalizzazione sono solo all’inizio, per affrontarli occorrerà metter mano alle infrastrutture mentali… e sarà molto più difficile (e doloroso) che rifare quattro strade.

© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI

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