Da Benedetto a Francesco
La “fumata bianca” che, commentata dal suono delle campane, si è levata dal comignolo della Cappella Sistina, presidiato a lungo da un gabbiano, ha incendiato di gioia grande i fedeli di tutto il mondo a partire da quelli raccolti in Piazza San Pietro. “Habemus Papam Franciscum”. La Chiesa, nella nobile semplicità dei gesti e delle parole, annuncia l’elezione del Vescovo di Roma facendo proprio il messaggio recato dall’Angelo ai pastori nella Notte santa (cf. Lc 2,10).
Da Benedetto XVI a Papa Francesco: nell’arco di un mese il vento impetuoso e gagliardo dello Spirito ha fatto sentire la sua forza! Con il suo gesto di “infallibile umiltà” Benedetto XVI ci ha ricordato che la Chiesa è di Cristo, che la Chiesa è viva; con la scelta del nome il nuovo Successore di Pietro indica alla Chiesa cattolica un duplice modello: quello di san Francesco d’Assisi, “uomo dal cuore semplice, umile e libero”, che Giotto raffigura nell’atto di sorreggere la Basilica del Laterano; quello di san Francesco Saverio, il più grande missionario dell’epoca moderna, cresciuto alla scuola di sant’Ignazio di Loyola, come il nuovo Papa. Affacciandosi alla Loggia centrale della Basilica Vaticana, prima di impartire la benedizione “urbi et orbi”, Papa Francesco si è chinato per implorare su di sé la benedizione del Signore chiedendo ai fedeli di sostenerlo con la loro incessante preghiera. In questo immenso coro la nostra Comunità diocesana ha fatto sentire la sua voce, sciogliendo nel canto del Te Deum il silenzio dell’adorazione eucaristica che, presso la Chiesa di Santa Maria Infraportas, ha accompagnato il Collegio cardinalizio durante lo svolgimento del Conclave.
Papa Francesco, all’indomani della sua elezione, ha voluto compiere il suo primo pellegrinaggio ai piedi della Salus Populi Romani. Chissà cosa avrà domandato il Santo Padre alla Madre di Dio? Pensando al loro dialogo, fatto di sguardi, mi è tornato alla mente il discorso di apertura della seconda sessione del Concilio Vaticano II, nel quale Papa Montini confessa di vedersi raffigurato “nell’umilissimo adoratore, il Papa Onorio III, che, rappresentato nello splendente mosaico dell’abside della Basilica di San Paolo fuori le mura, piccolo e quasi annichilito per terra, bacia il piede al Cristo, dalle gigantesche dimensioni, che in atteggiamento di regale maestro domina e benedice l’assemblea raccolta nella Basilica stessa, cioè la Chiesa”.
Papa Francesco ha tracciato la rotta del suo Pontificato nell’omelia pronunciata a braccio nella Cappella Sistina durante la celebrazione della Santa Messa “pro Ecclesia”: “Camminare nella luce del Signore” (Is 2,5); edificare la Chiesa, che non è una ONG assistenziale; confessare Gesù Cristo crocifisso”. La disarmante semplicità con cui il nuovo Papa si è messo in cammino manifesta la sua serenità interiore, che coniuga l’ignaziana obbedienza con la francescana letizia.
Da Benedetto a Francesco: per singolare disposizione divina l’inizio del terzo millennio cristiano è segnato da due Pontefici che hanno legato il loro nome a due Padri nella fede generati dalla nostra terra. Entrambi hanno riparato la Chiesa, “comunità di peccatori e luogo di grazia”, esplorando la “frontiera” della riforma, ma sempre a partire dalla “trincea” della vita interiore.
+ Gualtiero Sigismondi
Scarica il numero speciale della Gazzetta di Foligno sul nuovo papa