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Una parola per una parola: il racconto della ferita che risana

Si è tenuto venerdì 8 marzo il primo incontro del sesto ciclo di conferenze organizzate dalla CRESU (Commissione Regionale per l’Educazione, la Scuola e l’Università); il tema su cui Eraldo Affinati ha catalizzato l’attenzione dei molti docenti intervenuti- entusiasta la risposta degli insegnanti della diocesi di Foligno – è stato: La responsabilità della parola: riflessioni sulla fiducia reciproca tra allievi e docente e sulla capacità di “far brillare gli occhi” ai ragazzi. Eraldo Affinati è uno scrittore e un insegnante capace di unire sinfonicamente la sua produzione letteraria con l’esperienza sul campo alla Città dei Ragazzi. La chiave per leggere questa partitura è la parola, strumento proprio dell’insegnante e dello scrittore, che chiede responsabilità assoluta e cura dell’altro. Nella sua polifonica esperienza di scrittore-insegnante Affinati coniuga la relazione che nasce dalla parola con il viaggio: per conoscere nella verità la persona che l’insegnante ha di fronte ed e-ducarla, c’è bisogno di conoscere le sue radici; in altre parole la relazione educativa chiede di fare un viaggio insieme, alla scoperta del mondo da cui si proviene e in cui si vive. In e da questo viaggio la parola moltiplica se stessa e diviene racconto, anzi molti racconti che accompagnano, testimoniano e a volte coprono le ferite senza però risanarle. Ecco perché prima di parlare della grammatica interna della lingua convenzionale, Affinati ritiene che l’insegnante debba partire dalla grammatica dell’animo del ragazzo, in ascolto dei molti racconti con i quali circonda il suo mondo per comprenderlo e vederne le ferite. Solo dopo questo viaggio la lingua con la sua grammatica può compiere la sua missione: essere la casa dove la persona dimora, costruisce relazioni autentiche, e dare voce anche alle ferite che così risanano, in ogni senso: il racconto che toglie la crosta e mostra la ferita, infatti, è l’inizio della guarigione. Un racconto per un viaggio, dunque, che interessa sia i ragazzi che gli insegnanti. A partire da questa pedagogia narrativa sorge una domanda: non è forse importante ri-configurare tempi e luoghi scolastici superando la finzione pedagogica che struttura anonimamente le relazioni scolastiche? I molti interventi che le parole di Eraldo Affinati hanno suscitato mostrano come sia forte il desiderio degli insegnanti di poter accompagnare in viaggio i ragazzi, suscitando in loro il bisogno profondo di crescere e fornendo la conoscenza come strumento utile e non come astratto esercizio di stile.

© Gazzetta di Foligno – STEFANIA CATARINANGELI

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