Più vicini alla Grecia che all’Europa
Alla vigilia delle elezioni le richieste di buon senso che salivano dal Paese erano almeno tre: l’Italia doveva uscire dalla logica dell’emergenza; non poteva sostenere un altro periodo di instabilità interna e di fragilità agli occhi dell’Europa; aveva bisogno di riforme coraggiose. Stando ai sondaggi, il centro-sinistra, magari con l’aiuto di Monti al Senato, sembrava avere la vittoria in tasca per realizzare il suo programma di “risanamento, equità e sviluppo”, potendo godere anche di un certo favore dall’eurozona. Mai più fidarsi dei sondaggi! Previsioni e aspettative sono state letteralmente capovolte: PD e PDL perdono 4 milioni di voti ciascuno rispetto alle ultime elezioni, ma Berlusconi recupera sulle previsioni e Grillo cannibalizza il centro-sinistra, che deve accontentarsi di una vittoria di Pirro. Il successo dei grillini era atteso, ma non di questa portata. È lo scenario peggiore per l’Italia: un quarto degli elettori rinuncia al voto; un altro quarto vota Movimento 5 stelle, che vuole mandare a casa l’intero sistema dei partiti; il centro-sinistra non ha al Senato la forza per dare un governo stabile nell’interesse dell’Italia, dove peraltro – se si sommano i voti di Berlusconi e Grillo – emerge una maggioranza insofferente verso l’Europa, ritenuta causa di molti nostri guai. Il Paese è oggi in emergenza, perché vince l’ingovernabilità e la soluzione dei problemi diventa drammaticamente più complessa. Il terremoto Grillo ha trasformato il disagio in protesta e la protesta in rabbia, e la rabbia è diventata antistatale, antisistema, persino antieuropea. Ma per governare un Paese e avere credibilità in Europa, se non sono bastate ieri le promesse illusorie e le scorciatoie di Berlusconi, non basteranno domani gli slogan o le battute a effetto, tanto meno i risentimenti, pur legittimi, o le improvvisazioni demagogiche del “mandiamoli a casa tutti”. L’emergenza economica è grave ed è anche la conseguenza della crisi di credibilità della classe politica, sorda e lenta a capire la sofferenza, l’indignazione e il rancore di masse sempre crescenti: tutte le promesse di riforme politiche sono andate in fumo e i cittadini si sono sentiti defraudati da una casta spendacciona e inconcludente. Il centro-destra – con la politica spettacolo, i politici arrangiati e millantatori – ha seminato vento e ha raccolto tempesta. Ma anche il centro-sinistra, fiducioso che bastasse l’antiberlusconismo, non ha saputo rinnovarsi in tempo e intercettare le domande di cambiamento rivolte alla sua politica tradizionale, perché non basta dirsi a sinistra per guadagnare meglio il voto popolare E adesso che succede? Lo sconvolgimento politico in atto chiude il bipolarismo delle due coalizioni dominanti e speculari e apre una nuova fase, dove tutto si complica per l’evidente ingovernabilità, ma dove può anche aprirsi una stagione di grande responsabilità collettiva, di cui già il governo Monti è stato un primo tentativo. Per la coalizione di Bersani si prospetta una stagione delicatissima, avendo il diritto-dovere di assumersi la responsabilità di trovare una via di uscita dalla sindrome greca.
© Gazzetta di Foligno – Antonio Nizzi