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Settimana politica 2013 – 6

La Cgil e il lavoro: investimenti per equità e sostenibilità
Meno rigore, sostegno ai redditi dei lavoratori dalle entrate fiscali, più investimenti per il lavoro, sforzo per individuare fondi europei e utilizzo dei contributi delle Fondazioni bancarie: questi sono i cardini del piano del lavoro presentato a Perugia dal segretario generale della Cgil Mario Bravi. Il crollo occupazionale in Umbria, specie negli ultimi anni, è drammatico. Oggi il lavoro è la priorità, non solo per la Cgil. Il sindacato di sinistra ha tra le priorità la difesa dell’istruzione, l’investimento in manifestazioni culturali, un’edilizia di riqualificazione orientata al recupero dell’esistente, la regolamentazione del commercio con la valorizzazione dei centri storici e delle produzioni tipiche dal consumatore al venditore, una produzione manifatturiera che investa in marchi, brevetti e ricerca, assuma donne e riduca il precariato. Proposte tutte condivisibili, alcune delle quali già sono perno dell’economia umbra, come, per esempio, le numerose manifestazioni culturali e di spettacolo, molte delle quali finanziate quasi per la totalità dal settore pubblico. Ma, in particolare, nel settore delle imprese, quello che propone la Cgil presuppone ulteriori iniezioni di denaro pubblico, per promuovere investimenti che limitino la disoccupazione, specie quella dei giovani. La Regione e lo Stato già con le risorse limitate a disposizione, danno contributi nei vari settori produttivi, ma per la Cgil dovrebbero fare di più. Il sindacato più forte dell’Umbria, tuttavia, alle prese con un consenso da difendere, spesso ragiona su come mantenerlo, anziché aprirsi a un confronto più proficuo con i datori di lavoro per conciliare le esigenze dell’impresa e le aspirazioni dei suoi dipendenti. Per capire come non basti più la semplice difesa dell’ esistente, ecco un esempio: a Foligno la cooperazione locale, nonostante una tradizione certificata dall’esperienza, ha perso appalti sostanziosi a favore di altre cooperative di fuori regione. È questa una conseguenza di cambiamenti e non la causa. Lo stesso Bravi lo ha affermato: agire sulle cause e non sulle conseguenze. Ma allora bisognerà ragionare sull’offerta e sulla domanda del lavoro, pensare all’occupazione nell’ottica ormai europea, privilegiare la formazione, magari prendendo esempio dalla nostra industria aeronautica.

Censimento 2011: 9.296 cittadini censiti non sono registrati in anagrafe, mentre 32.311 residenti non risultano dal censimento
Al 9 ottobre 2011 in Umbria siamo in 884.268 (+7,1% di aumento rispetto a dieci anni prima): nella Provincia di Perugia i residenti sono 655.844 (+8,2% dal 2001) e in quella di Terni 228.424 (+3,9% dal 2001). L’incremento della popolazione è dovuto ai cittadini stranieri (+290,7%), mentre quelli italiani diminuiscono del 2,8%. Le donne sono in maggioranza, 460.211, a fronte di 424.057 uomini. Crescono di quasi tre punti percentuali le persone anziane oltre gli 85 anni. La fascia di età 95-99 e quella degli ultracentenari aumentano rispettivamente del 99,5% e del 197,8%. Oggi sono 265 gli umbri che hanno vissuto un secolo, nel 2001 erano 89; tra loro, ancora più numerose le donne. Ma un dato particolare è quello che emerge dal confronto tra i dati del censimento e quelli delle anagrafi comunali della regione: 9.296 cittadini che hanno compilato il modulo dell’Istat non risultano registrati in Comune.
Al contrario 32.311 presenti nelle liste delle anagrafi comunali non risultano dal censimento stesso. Ciò induce a una riflessione: i Comuni sono in grado di conoscere tutti i loro cittadini? Chi sono, dove risiedono, cosa fanno, da dove provengono? Non è una domanda di poco conto, perché la risposta condiziona le scelte amministrative, anche per programmare e verificare l’integrazione degli immigrati. Altro dato significativo è quello relativo alle case non occupate dai residenti. In Umbria – Foligno certo non è eccezione – su 420.444 abitazioni, 63.281 sono quelle non occupate o occupate da non residenti.

Piccole beghe nella maggioranza comunale
Nella commissione bilancio, di cui è presidente Marco Cesaro dell’opposizione, la nomina del vice-coordinatore in sostituzione di Angeli, eletto presidente del Consiglio comunale, è divenuto un caso politico. La maggioranza aveva individuato in Elio Graziosi il sostituto; ma in cinque votazioni consecutive ha ottenuto dai colleghi di schieramento un voto in meno del necessario. Pacini di Rifondazione si è arrabbiato e ha chiesto un chiarimento all’interno della coalizione di centro-sinistra. Ancora una volta la maggioranza a guida Mismetti deve far i conti con contrasti di cui si fatica a capire l’importanza

Umbria a rischio dissesto idrogeologico
Come il resto dell’Italia, l’Umbria rischia grosso ogni qualvolta ci sono alluvioni, terremoti, frane. Riparare i danni post-emergenza costa molto più che adoperarsi per prevenirli. Sergio Marini, che è umbro e presidente della Coldiretti, ha denunciato l’abbandono in Italia di tre milioni di ettari in collina, montagna e pianura. Il Governo uscente condivide l’urgenza di intervenire per contrastare il dissesto del suolo e quantifica in 40 miliardi la somma necessaria. Per la bonifica e la riparazione degli argini dei fiumi si spendono tanti quattrini anche nel nostro territorio; ma ciò non è sufficiente. Perché il Comune, per esempio, non predispone mappe aggiornate delle località a rischio, che servono per studiare interventi di prevenzione, i quali potrebbero produrre posti di lavoro?

© Gazzetta di Foligno – GIANCARLO ANTONELLI

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