Settimana politica 2013 – 2
Angeli è il nuovo presidente del Consiglio comunale
Dopo sei votazioni, Graziano Angeli è stato nominato presidente del Consiglio con 17 voti. Ciò significa che non tutti i consiglieri di maggioranza gli hanno garantito la preferenza. Hanno preso voti il vice-presidente Francesco Maria Mancia – votato dalla minoranza e che, dopo le dimissioni di Gentili, svolgeva il ruolo di vice-presidente -, Mantucci, Franquillo, Belmonte, il quale, dopo il terzo tentativo andato a vuoto, si proponeva come candidato alternativo, riscuotendo 10 preferenze (+ una scheda annullata), cioè anche quelli dell’opposizione. Il presidente del Consiglio è una carica retribuita, percepisce più o meno come un assessore. Dopo le tre “chiamate” nelle quali la maggioranza non ha votato compatta, il sindaco Mismetti è intervenuto in modo pesante, strigliando i dissidenti, memore anche della precedente elezione di Sergio Gentili, che richiese addirittura 14 votazioni. Essendo il voto segreto, non si conoscono i nomi dei “franchi tiratori”, come vengono definiti coloro che non seguono le indicazioni del loro gruppo politico. C’è voluta più di una sospensione della seduta per far loro cambiare idea. Se i due socialisti, come afferma Belmonte, non hanno fatto mancare l’appoggio ad Angeli, qualche consigliere del PD non ha obbedito al capogruppo Patriarchi. Graziano Angeli, il primo degli eletti nel Partito democratico e l’ultimo presidente della circoscrizione della periferia sud, in occasione dell’approvazione del bilancio del Comune, aveva sollecitato la Giunta, insieme agli altri colleghi del PD Borscia e Trombettoni, ad un confronto sul futuro della Città. Mismetti, pungolato dagli ex-Margherita, ha convocato per il 2 marzo una conferenza programmatica.
Mantucci sul documento del Sindaco
Uno dei leader dell’opposizione, il prof. Daniele Mantucci, dichiara che proporre un programma di rilancio della città a fine mandato non ha senso, perché “traguardi più ambiziosi e di lungo termine non rientrano nelle possibilità dell’attuale giunta né della instabile maggioranza che dovrebbe sostenerlo”. Ma come opposizione, scrive Mantucci, daremo il nostro contributo, riproponendo quei “12 punti per cambiare Foligno” presentati in campagna elettorale e ripetuti durante questi tre anni di amministrazione del centro-sinistra. Anche da altre parti abbiamo sentito perplessità e critiche sul Documento Mismetti “Foligno 2.0. Rinnovare la città”, ritenuto troppo generico e approssimativo sul futuro della città.
Inizia la campagna soci per la Banca di Foligno
Un comitato promotore formato in maggioranza da imprenditori storici locali – come i Muzzi, i Metelli, i Castellani, i Bompadre, i Tardioli, i Pambuffetti, i Vagaggini, i Brocani, i Settimi, i Fantauzzi, gli Adanti – propone l’acquisto di quote per costituire a Foligno la Banca di credito cooperativo. L’obiettivo è raccogliere 5 milioni. La “promessa di acquisto” delle quote (minino 2 per un valore di 1.000 euro) si può sottoscrivere presso lo studio in Via Umberto I dell’avv. Paolo Spacchetti, segretario del comitato, che ha come presidente il generale dei Carabinieri Sergio Filipponi. A Foligno c’è stata già una Cassa rurale e artigiana, che aveva sede in Via Umberto I e che ebbe promotore il sen. Giuseppe Salari. Le cose non andarono bene e fu costretta a chiudere agli inizi degli anni Settanta. La rilevò la Cassa di Risparmio di Foligno, che assorbì tutti i dipendenti. È una scommessa quella di ricostituire una banca locale, che nelle intenzioni dei promotori vuole essere “un centro-motore economico, a disposizione di tutti e per tutti”.
© Gazzetta di Foligno – GIANCARLO ANTONELLI