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Sigismondo De’ Comitibus: note biografiche

La conferenza di Bruno Marinelli sul folignate al servizio di quattro papi

Il primo esempio della collaborazione fra le varie associazioni culturali di Foligno è stata la conferenza di Bruno Marinelli organizzata dalle Marie Cristine. Le ricerche in Archivio di Stato hanno prodotto documenti del tutto sconosciuti sulla biografia del committente della Madonna di Foligno. Il materiale rinvenuto, insieme ad altro già noto, è stato riordinato da Lucia Bertoglio in una pubblicazione dell’Orfini Numeister, che sarà presentato in gennaio presso il Monastero di Sant’Anna dal titolo: Sigismondo de Comitibus Fulginate.
Nel quinto centenario della morte di Sigismondo De’ Comitibus si è ritenuto importante conoscere dati fondamentali della vita di un folignate che fu al servizio di quattro papi. Bruno Marinelli, con la sua grande capacità di ricercatore, ha fatto il punto su alcuni elementi biografici sconosciuti o confusi.
Sigismondo De’ Comitibus, figlio di Astorello di Rainaldo de Comitibus e di madre il cui nome ci è sconosciuto, nacque tra il 1430 e il 1440. Discendente di una famiglia filo-imperiale imparentata con i Trinci, fu mandato a studiare a Roma. Per le sue doti fu chiamato a rendere i suoi servigi presso la Curia romana e forse avrebbe intrapreso la carriera ecclesiastica se non fosse morto il suo unico fratello.
Sposatosi con Allegrezza di Onofrio Degli Atti, ebbe due figli: Giovan Francesco e Brassilla o Pressilla.
Fu Giovan Francesco a divenire erede assoluto degli ingenti capitali che il padre aveva accumulato non solo in Foligno – la cui dimora principale era in via Mazzini -ma anche in altre zone dell’Umbria e a Roma.
La nipote Anna, figlia di Giovan Francesco ( insieme ad altri sei tra fratelli e sorelle), divenuta suora nel Monastero di Sant’Anna, ebbe in dote alcuni beni. Curando la sua eredità, parte della quale era sita in Roma, si adoperò per trasferire a Foligno La Madonna di Raffaello. La tela preziosissima che il nonno aveva commissionato l’anno precedente la sua morte – 1512 – per apporla in Santa Maria in Ara Coeli, non fu oggetto di eredità, ma di una specie di contratto per cui suor Anna e alcune sue sorelle finanziarono i restauri della suddetta chiesa ed in cambio ebbero la tela di Raffaello. Regnanti, principi e grandi viaggiatori ne ammirarono la bellezza fin dal 1565 presso il monastero di Sant’Anna. Non mancò chi espresse il desiderio di acquistarla, come Cristina di Svezia.

© Gazzetta di Foligno – Franca Scarabattieri

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