Non è tutta colpa dei politici…
Un esame di coscienza civile per tutti i cittadini
Non credo che, di principio, ogni comunità abbia gli amministratori che si merita e ogni popolo i governanti che gli spettano. Tuttavia limitare i problemi che la politica italiana (nazionale e locale) ci consegna alla necessità di sostituzione degli attuali amministratori e governanti con altri più preparati, più onesti, più lungimiranti e magari, per alcuni, più cattolici, sarebbe miope e non farebbe altro che alimentare false attese messianiche e, conseguentemente, incrementare il rischio di derive populiste. Dobbiamo riconoscere, come popolo e come città, che il nostro principale gap nei confronti di altre democrazie occidentali europee non è economico, ma di civiltà politica. Solo se prendiamo coscienza dello spread civile e culturale relativo a tutto ciò che è collettivo, partecipato, pubblico, possiamo pensare di avviare meccanismi di risanamento. Sarebbe interessante provare a capire da quali esperienze storiche provenga lo spiccato individualismo italico (di cui i fenomeni di corruzione e illegalità pubblica sono indiretta manifestazione), qui ci preme però per un verso provare ad individuare quegli atteggiamenti concreti che concimano il terreno della cattiva politica e innaffiano la rigogliosa pianta del malaffare pubblico e, per l’altro, individuare i possibili punti di svolta. Per svolgere questa delicata operazione proponiamo al lettore (non senza prima averlo sperimentato noi stessi ricavandone, peraltro, una certa frustrazione!) un esame di coscienza civile. È un esercizio personale che possono svolgere tutti: uomini, donne, giovani, anziani, presbiteri, religiosi, laici… Non ci sono punteggi. Non è come quei test che propinano certe riviste tipo “sei più fashion o più glamour?”. Sono domande che vogliono, appunto, aprire un confronto con la coscienza e farci scoprire se con i nostri atteggiamenti personali alimentiamo una buona o una cattiva politica. Cominciamo, dunque.
Sono informato dell’attività che stanno svolgendo gli amministratori della mia città? Seguo il loro operato confrontandolo con il programma elettorale?
Quando mi reco alle urne voto persone che conosco pensando di poterne essere in qualche modo personalmente favorito? O persone che immagino faranno l’interesse della mia categoria? Oppure voto coloro che ritengo possano operare meglio per il bene comune? Oppure non voto pensando che tanto è uguale?
Sono capace di distinguere il mio interesse personale dal bene comune?
Di fronte a una decisione concreta dell’amministrazione della mia città (o del governo nazionale) che non condivido, sono disposto a protestare, allearmi con altri, mostrare il mio dissenso, manifestare, o sono solo capace di lamentarmi?
Quando ho una necessità personale o per la mia famiglia che riguardi, ad esempio, il lavoro o la salute, seguo le vie istituzionali (domanda all’ufficio competente) o cerco la persona che conosco?
Svolgo anch’io la mia parte di attività “politica” nella mia categoria professionale, nel quartiere, nella scuola… o lascio sempre che facciano gli altri?
Riservo una parte delle mie energie e del mio tempo per qualche attività che vada a beneficio della collettività?
Se svolgo qualche tipo di attività di interesse collettivo, sono consapevole di dover anteporre sempre l’interesse comune al mio personale?
Se la strada davanti al mio palazzo è sporca, mi lamento perché gli operatori ecologici non fanno il loro dovere o la spazzo pensando che sia normale occuparsi ognuno per una parte del decoro della città?
Sono capace di scandalizzarmi davanti a fatti di corruzione e concussione oppure penso, in fondo, che tutti si approfittano quando ne hanno la possibilità?
Vivo nel sacro rispetto della legalità, oppure mi riservo spazi di “evasione”, giustificandoli in vario modo (tanto lo fanno tutti, è per necessità, in fondo che male c’è…).
Non sarà difficile al lettore adattare le domande alla propria condizione, o aggiungerne di altre. Allora, buon esame di coscienza civile a tutti! E per coloro che saranno rimandati… credo che ci incontreremo agli esami di riparazione!
© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI