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Settimana Politica 2012 – 38

In Regione tutti per Bersani
Matteo Renzi, che sfida Pierluigi Bersani nelle elezioni primarie del centro-sinistra, non raccoglie consenso tra i consiglieri regionali del Partito democratico. Tutti sono per Bersani; così come a Foligno (e anche Spoleto) si è schierata per il segretario nazionale la maggior parte dei leader del PD, a cominciare dal Sindaco, dall’assessore regionale Vincenzo Riommi e dai vecchi militanti come Pierluigi Mingarelli e Orlando Rocchi. Si sono affrettati a salire sul carro del vincitore? Forse no, perché in Umbria a sinistra c’è stato sempre un legame stretto con la segreteria nazionale, prima del Pci, poi dei DS e ora del PD; forse sì, perché sulle candidature al Parlamento interviene la mediazione della direzione nazionale, mentre per quelle degli enti periferici prevale l’appartenenza alla corrente maggioritaria.

Omero Savina è per il candidato Nichi Vendola
Savina, eletto consigliere comunale nel PD, ha sottoscritto invece la candidatura di Vendola (Sinistra ecologia e libertà) alle primarie del centro-sinistra. Tra gli altri firmatari il professor Fausto Gentili e l’ex-assessore comunale Agnese Toni; naturali sostenitori di Vendola l’assessore Elisabetta Piccolotti, il consigliere comunale Ivano Bruschi e il segretario folignate di Sel Salvatore Savastano.

Risparmi e ancora risparmi, ma il debito pubblico sale
Il Comune, come la Regione e la Provincia, deve risparmiare sulle uscite e aumentare le entrate. Quello di Foligno ha “assestato” il bilancio 2012, ma lo fa ogni anno, per riparare ai tagli statali e regionali e alle previsioni sbagliate di spesa. Ha dovuto accelerare la lotta all’evasione (ICI, IMU, TIA), ha dovuto lasciare sul terreno 13 milioni di riduzione di entrate dal 2008 (pensiamo agli oneri di urbanizzazione crollati con la crisi edilizia), non ha potuto sostituire i dipendenti in pensione (lo può fare oggi perché ha tenuto in controllo i conti), ha dovuto diminuire i contributi alle associazioni, ha dovuto risparmiare sulle spese generali. L’uso del verbo “dovere” fa pensare quasi a un comportamento provocato dalle circostanze, come se avere conti virtuosi non fosse la regola. Se aggiungiamo, poi, la situazione di società comunali e la loro storia controversa con perdite astronomiche e fallimenti, quel comportamento virtuoso dovrebbe essere la guida dell’azione amministrativa e non l’eccezione. Tanti risparmi diffusi, ma il debito pubblico in Italia sale e arriva al massimo record in questi giorni. Allora non basta risparmiare? Forse bisogna farne molti di più. Un esempio: se la regione Lombardia nomina 11 assessori, Foligno può permettersene addirittura 8?

Governo orientato alla Provincia unica in Umbria
Difficilmente le manovre del Consiglio autonomie locali, con l’avallo della maggioranza regionale per salvare la Provincia di Terni, avranno esiti positivi. Il Governo sembra orientato alla Provincia unica, come in Basilicata e Molise. Terni non potrà rassegnarsi a perdere uffici e competenze derivanti dalla sede provinciale. Federico Di Bartolo (ex PCI-DS, ora in Italia dei Valori), già assessore regionale, propone che Terni possa ospitare la sede legale della mono-Provincia. Se si considera che molte funzioni (cultura, sociale e turismo) dovranno essere delegate alla costituenda “unione speciale dei Comuni”, la Provincia avrebbe competenze su trasporti pubblici, scuola, giustizia, strade. La sede a Terni è un compromesso che Perugia dovrebbe digerire, spartendo e spezzettando qualche funzione. Dobbiamo augurarci che, dopo aver deciso, non inizi il rito stucchevole dei ricorsi (Tar-Consiglio di Stato-Cassazione); meglio mettersi d’accordo su un assetto regionale che, sì, tenga conto dei territori, ma soprattutto privilegi sia la riduzione di spesa sia le necessità dei cittadini.

Vorremo sapere quanto (e come) spendono in Umbria i partiti
L’avversione ai partiti, più precisamente al modello oggi diffuso, è diffusa nell’opinione pubblica. Il partito come forma organizzata è colonna portante del sistema democratico e strumento di formazione della classe dirigente. E tutti i contributi pubblici che esso percepisce devono indurre i dirigenti a comportamenti corretti e trasparenti. Fino a tempo fa era impensabile trovare informazioni specifiche sui conti del sistema partitico: chi voleva consultarli, li trovava, ma con difficoltà, specie quelli delle sedi periferiche. La Corte dei Conti ha stimato che in 18 anni il sistema partitico è costato allo Stato 2,2 miliardi, solo in minima parte (580 milioni) impiegati per le spese elettorali, la rimanente somma spesa per affitti, consulenze, stipendi. I bilanci (2011) dei maggiori partiti italiani sono in avanzo, meno quelli dell’Unione di Centro (-3 milioni) e di Italia dei Valori (- 6 milioni). Ma quelli dei più grandi, Partito democratico e Popolo delle Libertà, hanno ereditato grossi disavanzi: da Democratici di sinistra meno 8 milioni e da Margherita meno 10 milioni; da Forza Italia meno 8 milioni e da Alleanza nazionale meno 4 milioni.
Queste le cifre dei bilanci nazionali, ma conoscere quelli periferici è molto più arduo. Per esempio, quanto hanno speso in Umbria PD, PDL, UDC, SEL, IDV, LEGA, per citare le forze politiche che hanno maggior peso? Se le strutture dei partiti sono oggi più leggere – per esempio i funzionari sono molti meno, anche se la struttura organizzativa non è smantellata -, i fondi a disposizione sono ancora sostanziosi e soprattutto non controllati, perché non si richiedono documenti giustificativi delle uscite. Bisogna considerare che i gruppi politici hanno finanziamenti sia a livello comunale, sia provinciale, sia regionale. Il finanziamento pubblico viene utilizzato in occasione degli appuntamenti elettorali, per convegni e iniziative sporadiche. Ma questo è ancora troppo poco. Pensiamo che la formazione dei giovani debba essere tra le priorità nella gestione corrente del partito.

Piero Codignoni: come è cambiata la corruzione politica in Italia
Il professore segue sempre con attenzione e senso critico i temi dibattuti dalla Gazzetta di Foligno e non ci fa mancare di tanto in tanto commenti e osservazioni. A proposito di quanto scritto sulla corruzione politica in Italia, ecco la sua ricostruzione, lapidaria ed efficace: De Gasperi e Togliatti non hanno mai rubato, poi si cominciò a rubare per il bene del partito, poi con tangentopoli i politici ladri condotti alla sbarra provavano vergogna e imbarazzo di fronte ai giudici, oggi i politici ladri intascano per i propri interessi e a faccia tosta quasi se ne vantano.

© Gazzetta di Foligno – GIANCARLO ANTONELLI

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