MEIC Foligno

La profezia del Concilio Vaticano II nel pensiero del nostro Vescovo


È difficile. Sì, è difficile ridire in parole l’atmosfera silenziosa, attenta, tesa che si è creata venerdì scorso ascoltando la conferenza del nostro Vescovo mons. Gualtiero Sigismondi. Anche perché è cominciata con una precisa condanna: la letteratura recente sul Concilio Ecumenico Vaticano II risulta ripetitiva e non va al di là dei luoghi comuni. Gli storici, i teologi, se ascoltano queste parole, si mettono subito sull’attenti, vogliono capire bene e attendono proposte migliori. Le quali sono venute. A cominciare da una disamina del concetto di profezia. Anche qui una messa in guardia, perché l’idea stessa di profezia è troppo spesso abusata. Talora si vuol far passare per profezia la propria impazienza. Chi sarà dunque il profeta? La sala della Biblioteca “Lodovico Jacobilli”, stracolma di ascoltatori attenti, sembrava tutta in attesa di una risposta: chi sarà il profeta? Il Vescovo ha risposto: profeta è chi è immerso nella parola di Dio e per questo preciso motivo ha lo sguardo più acuto degli altri per capire i segni di tempi; soprattutto è libero da se stesso, nemmeno ci pensa a fare la vittima, nemmeno si sogna di fare il singolare cantando fuori dal coro, nemmeno fa il tentativo di staccarsi dalla Tradizione. In sostanza a che serve il profeta? Sta al servizio della comunità affinché non si impigrisca nel passato e nemmeno progetti fughe in avanti, ma cresca.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II è dunque profetico o no? Sta in equilibrio tra novità e antichità? Guarda lontano perché vede bene alle sue spalle la Tradizione? Sarebbe bello rispondere con le parole della costituzione dogmatica Lumen Gentium, n. 4: “Lo Spirito guida la Chiesa per tutta intera la verità…la abbellisce dei suoi frutti…la ringiovanisce, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo”. Ma tutto questo incantevole destino va verificato. Come?
A questo punto il nostro Vescovo ha fatto appello ad un teologo francese, Y. Congar , e ad una sua opera sulla vera e falsa riforma della Chiesa. Riforma falsa! Alla larga! Meglio, assai meglio badare alla vera riforma, quella che riluce mediante le quattro note di verità: il primato della carità, il servizio della comunione, la pazienza dell’attesa, il continuo ritorno alla tradizione. Il Vescovo, con fine umorismo, ha informato gli ascoltatori che ognuno di questi elementi nel libro di Congar occupa ottanta-novanta pagine. Mugolio preoccupato dell’assemblea. In compenso è venuta la chiara descrizione di queste quattro note. Prima: non ha amore chi presume riformare la Chiesa senza riformare se stesso. In secondo luogo: il vero riformatore punta su un particolare progetto di bellezza ecclesiale, ma non vuole rinnegare gli altri progetti. Poi ci vuole una montagna di pazienza, imparando il passo delle pecore madri, come vuole Isaia 40,11. L’immagine del pastore che porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri ha cominciato ad aleggiare nella sala della Biblioteca “L. Jacobilli”, non tantissimo adusa alle profezie di Isaia. Così la quarta nota della buona riforma della Chiesa, quella che lega la novità alla tradizione, la quale è canale del messaggio di Dio, è passata veloce e sicura. Ma anche qui occorre precauzione, perché la tradizione non è archeologia; è ritorno a Cristo, su suggerimento della Scrittura e del Magistero.
Ultimo pensiero, dedicato all’attuale Pontefice. Si sa che nel suo famoso discorso alla Curia sostenne l’ermeneutica della continuità, vale a dire il Concilio non costituisce rottura colla Tradizione, ma aggiornamento, come aveva detto Giovanni XXIII.
Ultimo effato del nostro Vescovo: “Occorre amare la Chiesa più di se stessi, altrimenti è meglio tacere”. A questo punto, chi vuole intervenire? Attimi di silenzio, poi Vincenzo Benedetti rompe gli indugi; lo seguono Pietro Pergolari, Peppino Mondi, Don Cesarini. Ormai è tardi, la gente ringrazia il vescovo e il MEIC che ha organizzato intelligentemente l’incontro, e se ne va. È contenta? Sì, come chi ha scoperto un altro mondo: degno di essere pensato, sognato, realizzato.

© Gazzetta di Foligno – DANTE CESARINI

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