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Via la Cassa di Foligno avanti la Fondazione

Gli ultimi atti della Cassa di Risparmio di Foligno sono la vendita degli otto sportelli aperti nelle Marche, la chiusura delle piccole Agenzie cittadine di Via Subasio e Via Nera e l’accorpamento delle filiali di Agorà e Paciana. Chiude la ragione sociale della Carifo per diventare Cassa di Risparmio dell’Umbria, insieme a Spoleto, Terni e Città di Castello. Ma la Fondazione resta. E ha ben ragione per farlo, dovendo amministrare un ingente patrimonio di oltre 92 milioni di euro, di cui è “proprietaria” la comunità locale. Una ricchezza incrementata del 400/% dal 1992, anno della sua costituzione. Nei venti anni di attività la Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno ha erogato 25 milioni di euro in opere assistenziali, beni culturali, attività sociali, sportive e scolastiche, con attenzione continua al volontariato. La celebrazione del ventennale si è tenuta a Palazzo Trinci. Ospite d’onore Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio e della Fondazione Cariplo, la più grande d’Italia. Presenti i vertici della Fondazione, le autorità regionali, i Sindaci del territorio e il Vescovo diocesano che hanno testimoniato l’apprezzamento per il lavoro svolto dalla presidenza e dal consiglio di indirizzo. Temi di riflessione hanno riguardato il bene comune e il ruolo della nuova banca, ora di dimensioni più grandi e impegnata a radicarsi molto nel territorio. È quanto ha auspicato il Sindaco Mismetti, perché, come la Gazzetta aveva più volte ribadito, non contano tanto la sede e la presidenza, quanto i rapporti diretti e qualificati del nuovo istituto di credito con le famiglie, le imprese e i risparmiatori. Alcune premesse, però, potrebbero dare adito a qualche preoccupazione. Infatti, se è vero che lo sportello è meno frequentato di una volta, questo non esclude relazioni personali con la clientela per consulenze e proposte. E tuttavia la nuova banca dell’Umbria si presenta avendo già effettuato degli esuberi, che la Cassa di Foligno, nella nuova proprietà, ha già sperimentato con una riduzione significativa del personale (mentre alcuni vertici di Banca Intesa si sarebbero compensati con aumenti sostanziosi di stipendio). Resta anche da capire chi avrà il potere decisionale sugli affidamenti creditizi, se la sede centrale della proprietà in Firenze o se direttamente le sedi periferiche. Certom non si potrà snaturare quello che gli stessi dirigenti bancari chiamano “attenzione alla clientela”. La Fondazione, comunque, non sostituisce la banca, perché ha una sua autonomia da ente privato e intende operare da “innovatore sociale” per garantire coesione nel tessuto pubblico, ora più lacerato che mai. Ieri dispensava denari a pioggia, oggi seleziona e dà contributi mirati – con più attenzione a quelli che creano crescita e sviluppo – privilegiando cultura e solidarietà. Lo ha sottolineato anche il Vescovo Gualtiero Sigismondi, che ha incoraggiato il nuovo corso con le parole di Clemente di Alessandria, il quale si chiedeva come usare la ricchezza per procurarsi la virtù e rispondeva privilegiando la logica del dono e condannando l’attaccamento ai beni.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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