Topino in secca

Il prosciugamento del Topino: cause e responsabilità

Sempre più polemiche sulla gestione delle acque e sulla misurabilità dei prelievi dalla sorgente di Bagnara

Il fiume Topino ormai da mesi è al centro di molte polemiche. Già all’inizio dell’estate il fiume era in secca e, sollevando il problema della crisi idrica, il 13 agosto scorso il consigliere Daniele Mantucci, del gruppo Rinnovamento, ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Perugia, alla Procura Regionale della Corte dei Conti e al Comando Generale dei Carabinieri per la Tutela Ambientale, riguardo al quasi prosciugamento dei fiumi Topino e Menotre. “La causa di questo disastro ecologico – scrive Mantucci – non è la siccità, ma va ricercata nella politica del centro-sinistra, che in sessant’anni di dissennata amministrazione ha disperso le enormi risorse idriche di cui Foligno naturalmente disponeva”. A oggi il Comune di Foligno non è stato in grado di precisare quanta acqua Perugia concretamente prelevi dalle sorgenti di Bagnara e San Giovenale. “La diga d’Acciano, a quindici anni dal terremoto, non è stata ancora ripristinata”. Dopo un’estate di polemiche si è svolto il 9 ottobre scorso, alla sede dell’Arcipesca Foligno, il primo incontro del Comitato per la salvaguardia del fiume Topino. A rappresentare l’Ente comunale c’erano l’Assessore all’Urbanistica Joseph Flagiello e il capogruppo di Sinistra Ecologia e Libertà e presidente della seconda Commissione Consiliare Ivano Bruschi. Hanno partecipato all’incontro attivisti ed esperti ambientalisti presentando molte domande sulla gestione delle acque del Topino. La riunione è stata organizzata con lo scopo di fare chiarezza sulle cause del disastro ambientale. Nel frattempo sono arrivate le relazioni di Arpa, Vus e Bonificazione Umbra sulla questione, ad eccezione di quella dell’Ati3. A breve, fa sapere l’assessore Flagiello, la seconda Commissione che le ha richieste si riunirà per discutere la stesura di un documento condiviso da spedire alla Regione.
Va ricordato che il Tribunale Civile di Perugia il 24 luglio ha respinto l’accusa mossa dal Ministero dell’Ambiente e la domanda di risarcimento del Comune di Foligno, che dal 2004 si era costituito parte civile accusando l’Umbria Acque di attingimenti illegittimi alle sorgenti. Il risarcimento richiesto (3.255.000 euro) è stato respinto per mancanza di prove: nessuna foto e nessun misuratore, una valutazione effettuata “secondo un sistema di tipo deduttivo”. Il Comune di Foligno e il Ministero dell’Ambiente non sono riusciti a dimostrare se l’illegittimo prelievo, effettuato da Umbria Acque, abbia determinato effettivamente un danno per il territorio e per l’ambiente. “Probabilmente questo con dei misuratori non sarebbe successo”, è emerso nel corso dell’assemblea. Durante l’incontro alla sede dell’Arcipesca è stato ricordato che la mancanza di venturimetri non permette il controllo sui prelievi effettuati alla sorgente di Bagnara.
A replicare è sempre l’assessore Flagiello, che ai microfoni del TRG Foligno commenta: “Ci è stato assicurato da parte del direttore dell’Ati3 che esiste la possibilità di controllare. Esistono dati certi su questo”.
A quanto risulta alla Gazzetta, per sapere quant’è il prelievo consentito e quello realmente effettuato, la richiesta va posta alla Provincia e all’Umbra Acque. In poche parole: ci dovremmo rivolgere al gestore che preleva, ma che allo stesso tempo “controlla” la quantità prelevata. Il controllato è anche il controllore.

© Gazzetta di Foligno – SONIA RICCI

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