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Dov’è il degente? Se non lo sai, sallo!

Quello che accade nel nostro ospedale in nome della privacy

Chiunque abbia messo piede almeno una volta nell’ospedale di Foligno, ha avuto modo di rendersi conto che, in orario di visite, escluse le aree critiche, può circolare dovunque liberamente ed indisturbato, senza che nessuno gli chieda conto di cosa faccia o dove stia andando. Può farsi un giro tra i reparti, affacciarsi alle camere, vedere chi c’è e chi non c’è, magari riconoscere qualcuno di cui non si sapeva del ricovero. Controllo quasi zero, più che un ospedale, un centro commerciale.
Poi arrivi all’ingresso, chiedi di sapere in quale reparto sia ricoverato un conoscente e ti viene opposto un netto rifiuto, non lo possiamo dire per la privacy. In realtà non è che non lo possono dire, alla portineria non sono organizzati per dirlo, non hanno un terminale o uno schedario, non hanno niente di niente. Non possono dirlo perché la ASL non vuole che si dica, punto e basta.
Mi sono andato a documentare. Il Garante per la protezione dei dati personali ha affermato che “le strutture sanitarie possono dare informazioni sulla presenza dei degenti nei reparti, ma solo a terzi legittimati (familiari, conoscenti, personale volontario)”, e “l’interessato, se cosciente e capace, deve essere informato al momento del ricovero e poter decidere quali soggetti possono venire a conoscenza del ricovero e del reparto di degenza”. Quindi la notizia del reparto di degenza si può fornire, non è vietato, sia pure nel rispetto delle volontà espresse dal degente. Peccato che delle volontà del degente che non ponga limitazioni, la ASL non tenga affatto conto a prescindere, per una malintesa “privacy”. La questione è stata posta al “Garante per la protezione dei dati personali”, per conoscenza alla ASL 3 e alla Regione Umbria. Questa mi ha risposto dopo due mesi girandomi un documento del direttore sanitario della ASL 3 che sembra uscito da una novella di Achille Campanile: non è competenza della portineria fornire informazioni sul reparto di degenza di una persona ricoverata, per questo occorre rivolgersi al reparto, ovvero per sapere il reparto, bisogna rivolgersi al reparto.
Più che dalle norme esistenti questa affermazione sembra ispirata dalla filosofia di Luca Laurenti: “Se non lo sai, sallo”. Se non sai dov’è ricoverato il malato, vai al reparto dov’è ricoverato per sapere se è ricoverato in quel reparto. All’atto pratico, ci dice il direttore sanitario, fatti il giro di tutti i reparti e, se non ti sei perso prima o non si è fatto notte, chiedi in ciascun reparto fin quando trovi la persona che cerchi. Alla faccia della presunta privacy, si ammette che un ospedale possa essere luogo di gente vagante alla ricerca di un degente.
Tempo fa ho incontrato un sacerdote della Diocesi al quale non si voleva dire dove era ricoverato un altro sacerdote cui si recava a far visita per portargli i conforti religiosi. La privacy non guarda in faccia nemmeno a Gesù. Qualcuno dovrebbe cominciare seriamente a vergognarsi.

© Gazzetta di Foligno – SERGIO FORTINI

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