Assemblea Diocesana, I fedeli laici tra Vangelo e storia
Partecipazione ecclesiale e cittadinanza paradossale dei fedeli laici. È davvero ammiccante il tema scelto dal Vescovo Gualtiero per l’Assemblea di Venerdì presso l’Auditorium San Domenico. Un filo rosso lo lega ai precedenti. Oggi, infatti, la fede non può più vivere di rendita: essa va di continuo riscoperta e rifondata, se i credenti vogliono essere seguaci di Cristo e la Chiesa preparata per i tempi attuali. Vivendo in una società secolarizzata, che cerca di realizzarsi prescindendo dai riferimenti espliciti alla religione e alla Chiesa, il compito della testimonianza della fede è lasciato soprattutto alla coscienza della persona ed alle sue scelte concrete. E la testimonianza delle persone dovrà farsi più radicale oggi, perché l’annuncio si riveli da dentro il comportamento abituale dei cristiani. Da qui l’importanza e il ruolo dei laici, perché sono essi i più a diretto e giornaliero contatto col mondo, dentro il quale fanno le stesse cose di tutti gli uomini. In questi impegni non si può essere soli: la comunità ecclesiale deve essere di grande aiuto per rinnovare una vita cristiana laica che sia secondo l’esigenza del Vangelo. È stato il Vaticano II a farci capire meglio cosa sta a fare il laico nella Chiesa e nella società. E Mons. Sigismondi ne rilancia il messaggio, insistendo sulla partecipazione ecclesiale e sulla cittadinanza paradossale dei fedeli laici. Ce n’è bisogno, perché nel frattempo qualche distrazione è sopraggiunta anche a livello locale. Il laico non è l’aiutante della chiesa, non è il sostituto del clero in diminuzione, non è il semplice esecutore di interventi ecclesiastici decisi dall’alto. Il Concilio ha mostrato l’identità tra il laico e la Chiesa: il laico è il mondo che si fa Chiesa, è la Chiesa che opera nel mondo come fermento. Il laico è il cristiano “normale” che sta dentro le vicende ordinarie della vita e lì vive la sua identità cristiana. Identità laicale e identità cristiana si equivalgono. Da qui gli elementi costitutivi della cittadinanza paradossale dei fedeli laici, sui quali l’Assemblea diocesana è invitata a riflettere. Il cristiano è cittadino di due mondi e si sforza di rispettare la costituzione delle due città, non disattende la storia del suo tempo, non contrappone la Chiesa e il mondo. Fa proprie le attese del presente e le confronta con le parole del Vangelo, essendo sua vocazione specifica “cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio”. Ma allora l’Assemblea non potrà eludere domande come queste: dove è finito l’ apostolato dei laici? Chi ne cura la formazione specifica? Come i gruppi ecclesiali interpretano oggi il rapporto tra il Vangelo e la storia? Se il laico non è già impegnato nella vita familiare, sociale e professionale, cosa mai potrà dare quando è chiamato a farsi partecipe e corresponsabile nella vita interna della Chiesa? E come potrà aiutare la Chiesa a diventare “esperta di umanità”? Insomma, se un laico non sta già “nel mondo”, cosa di buono può fare “in Chiesa”? Fare compagnia al prete e aiutarlo nelle faccende ecclesiastiche è davvero troppo poco.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI