L’Abbazia di Sassovivo nel cuore dei folignati
L’articolo di Massimo Bernabei comparso nel numero 27 della Gazzetta mi ha stupito e preoccupato, però mi ha dato anche lo stimolo e l’opportunità di rievocare sopiti ricordi di tanti anni fa.
Andare a Sassovivo quelle rare volte che i miei genitori mi permettevano di fare una passeggiata con i ragazzi della mia età era sempre per me una vera avventura.
Già la sera prima mia madre mi preparava un frugale pranzo al sacco e al mattino successivo, di buon’ora, riempita d’acqua la borraccia e messo lo zaino in spalla, via a piedi lungo la salita che non finiva mai, su fino all’Abbazia e al lecceto.
Da adolescente quale ero, prima di cominciare a guardare il mondo reale in cui avrei dovuto di lì a poco inserirmi, amavo liberare la fantasia aiutato anche dai tanti libri di avventure, di storie più o meno fantastiche che trovavo in abbondanza nella biblioteca di casa mia.
Così, quando raggiungevo il lecceto e magari giocavo a nascondino con gli altri ragazzi, spesso mi convincevo di stare nella foresta di Sherwood e che da un momento all’altro avrei potuto udire il sibilo di una freccia scagliata dal leggendario Robin Hood…
Passato qualche anno, da liceale, dopo aver studiato non senza una certa emozione sui libri di Storia dell’Arte le singolari caratteristiche architettoniche del chiostro dell’Abbazia di Sassovivo, meravigliato ed orgoglioso di trovare sui testi di scuola qualcosa di importante che riguardava la mia amata Foligno troppo spesso dimenticata, sono andato più volte a vedere dal vivo quella meraviglia di architettura e a fotografarne i dettagli e i particolari.
L’imponenza dell’Abbazia mi ha sempre colpito e così, studiandone la storia, sono venuto a conoscenza con interesse della sua importanza nei secoli passati, della ricca biblioteca di cui era dotata e del fervore religioso, economico e politico che vitalizzava quelle mura antiche ed austere.
Tutto questo destava in me stupore e meraviglia, perché in realtà era necessario rispolverare la fantasia di quando ero adolescente per credere che tutto ciò fosse realmente accaduto in quel luogo semi abbandonato, di cui nessuno parlava e che stava andando fatalmente verso una inesorabile, lenta rovina.
La vita ricomparve in modo del tutto occasionale quando negli anni cinquanta per un breve periodo di cinque o sei anni vi sostarono alcuni monaci benedettini che alla guida di Padre Cirillo Stavel erano fuggiti dal regime comunista di Praga, ma poi, quando questi se ne andarono, di nuovo l’abbandono e il declino che sembrava inesorabile.
La Provvidenza ha voluto che dal 1979 vi si insediasse la Comunità dei Piccoli Fratelli di Padre De Foucauld “Jesus Caritas” e con loro l’Abbazia ha trovato nuova vita.
Sono stati eseguiti numerosi ed importanti lavori di restauro. Il chiostro, tornato al suo antico splendore, ora di nuovo invita il visitatore alla preghiera ed alla meditazione con la sua candida bellezza e con l’armonia di suggestivi e discreti canti gregoriani che sembrano rincorrersi tra gli archi e le colonne.
Nell’Abbazia è tornata a pulsare una serena, quanto intensa vita religiosa, tanto da attirare folti gruppi di folignati che ogni domenica vanno lì per assolvere il precetto festivo affascinati dalla suggestione del luogo, dalla semplice e partecipata liturgia e dall’ascolto della Parola di Dio per mezzo delle ispirate parole del Priore Fratel Gian Carlo Sibilia e dagli altri Fratelli Presbiteri.
All’Abbazia però, ospitati dalla fraternità, accedono anche sacerdoti, religiosi e laici che sono alla ricerca “del progetto di Dio nella propria vita” nel silenzio, nella preghiera e nella meditazione. L’intero complesso, oggi in gran parte ristrutturato, è tornato a richiamare anche molti visitatori italiani e stranieri che per semplice turismo o perché amanti della storia o dell’arte affollano questo stupendo luogo, vero fiore all’occhiello della città di Foligno.
Città di Foligno che però sembrava continuare a sonnecchiare e non avere un vero interesse a mantenere e valorizzare questo suo autentico gioiello.
All’ingresso dell’Abbazia fino a qualche giorno fa, faceva tristemente bella mostra di sé un cartello per avvertire i visitatori che la fraternità non era in grado di offrire loro neanche l’uso dei servizi igienici perché non c’era acqua per i visitatori, ma neanche per chi viveva nell’Abbazia.
È però di questi giorni l’interessamento in prima persona del nostro Sindaco Nando Mismetti con una iniziativa che mira a risolvere il problema in maniera definitiva nei prossimi mesi.
Da semplice cittadino, da folignate DOC innamorato della propria terra e della propria città, sento il dovere, per quanto possa valere, di lanciare un ulteriore appello alle Istituzioni cittadine perché le promesse non restino solo parole, ma si concretizzino in azioni idonee a garantire davvero e per sempre la sopravvivenza della nostra amata ed insostituibile Abbazia di Sassovivo.
© Gazzetta di Foligno – ALESSANDRO PAGLIACCI