Aumentano in Umbria le famiglie povere
Gli indigenti nella nostra regione crescono dell’80%
La stima dell’incidenza di povertà relativa in Italia, nel 2011, è pari all’11,1 %. Si tratta cioè di 2 milioni e 782 mila famiglie in condizione di povertà relativa e quindi di 8 milioni e 173 mila individui poveri, il 13,6% dell’intera popolazione. Sempre nel 2011, 1 milione e 297 mila famiglie (5,2% delle famiglie residenti) risultano in condizione di povertà assoluta, per un totale di 3 milioni e 415 mila individui (il 5,7% dell’intera popolazione). Sono questi i dati forniti dall’ultimo Report dell’ISTAT su “La povertà in Italia”. La stima dell’incidenza della povertà relativa viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che, individuata sul valore di spesa per consumi e per una famiglia di due componenti, nel 2011 è risultata di 1.011,03 euro (+ 1,9 % rispetto al valore della soglia nel 2010). Quindi, le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a tale valore vengono classificate come povere. Confrontando i dati delle famiglie “povere relativamente” del 2011 (2.734.000) con quelli del 2010 (2.782.000), si rileva che la povertà relativa è rimasta sostanzialmente stabile. L’incidenza della povertà assoluta viene calcolata sulla base di una soglia di povertà corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile, ricollegabile al “minimo vitale”. Vengono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia (che si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per ripartizione geografica e ampiezza demografica del comune di residenza). Rispetto ai dati del 2010 (1.156.000 famiglie) anche questa povertà “assoluta” risulta sostanzialmente stabile.
Per quanto riguarda l’Umbria, è possibile fare raffronti prendendo in considerazione un unico prospetto che riferisce sull’incidenza, in termini percentuali, negli anni 2010 e 2011, della povertà relativa per regione e per ripartizione geografica. Si può così osservare che, mentre per l’Italia si registra, tra il 2010 e il 2011, un lieve scostamento d’incidenza percentuale di tale povertà (da 11,00 a 11,1 %), per l’Umbria tale scostamento è ben più ampio, passando da 4,9 ad 8,9, un abbondante 80 per cento in più. Un aumento di famiglie povere che, se dovesse trovare continuità negli anni successivi, desterebbe non poche preoccupazioni per il futuro della popolazione. Confrontando tali dati con quelli delle regioni limitrofe del Centro Italia, osserviamo che solo nel Lazio si registra un aumento di incidenza di povertà relativa, che passa da 6,6 a solo 7,1. Per la Toscana si ha una lieve flessione (da 5,3 a 5,2) e per le Marche una più consistente flessione (da 8,5 a 5,2). Occorre comunque tener presente che il dato d’incidenza dell’Umbria, pur essendo più elevato rispetto a quelli delle regioni del Centro, appare tuttavia del tutto inferiore e soddisfacente se confrontato con i dati d’incidenza riguardanti le regioni del Mezzogiorno che mediamente raggiungono il 23,3 %. Di queste la regione con meno famiglie povere è l’Abruzzo (con un’incidenza del 13,4 %) e quella con più famiglie povere risulta la Sicilia (con indice d’incidenza del 27,3 %).
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