Regione, Chiesa e bene comune – I vescovi dell’Umbria non mollano
Sono già tre, in un anno, gli incontri regionali promossi dai vescovi umbri per riflettere sul bene comune e sulla partecipazione delle Chiese locali alla costruzione del futuro della nostra regione. Anche l’appuntamento del 26 novembre, guidato dal presidente della Ceu mons. Vincenzo Paglia, ha visto riuniti tutti i vescovi ed una qualificata rappresentanza del laicato per un confronto ecclesiale schietto e costruttivo sul tema – e non poteva essere altrimenti dopo l’ultima Settimana sociale dei cattolici – del contributo dei cattolici per la crescita dell’Umbria. Nel descrivere la situazione attuale, il prof. Luca Diotallevi ha mostrato i segni di una debolezza culturale e spirituale dei cattolici, alla quale avrebbero cercato di supplire le gerarchie ecclesiastiche, ora intenzionate a ridare nuovo slancio alla formazione del laicato e alle loro associazioni organizzate, al fine di renderle più rilevanti ed estroverse, più responsabili e protagoniste nei confronti della società umbra. Il Vescovo Paglia, raccogliendo le proposte dei gruppi di studio, ha indicato il cammino già intrapreso dall’episcopato che intende “riflettere, valutare e operare insieme”: la “comunione in vista di un servizio alla società” è il percorso già fatto quest’anno e le Chiese locali “hanno coscienza di dover ricordare ai cristiani le loro responsabilità sociali”. Questo “lavorare insieme” a livello regionale dei vescovi è soprattutto “un modo di essere Chiesa, uno stile di comunione”, prima che una strategia organizzativa imposta dalle urgenze del momento. Da qui l’importanza di uscire dall’autoreferenzialità delle proprie esperienze ecclesiali e di aprirsi a orizzonti più vasti. Da qui anche l’importanza di luoghi e di incontri a livello regionale capaci di favorire riflessione e discernimento e di spingere alla testimonianza. Mons. Paglia ha parlato di “un ambiente dove poterci confrontare, sia come Chiese particolari che come comunione di Chiese nei confronti della regione. Non un federalismo di alleanze ma una comunione in vista di un servizio alla società”. E i problemi della società umbra non mancano di certo: precarietà del lavoro, questione educativa, crescita della coscienza civile, urgenza di nuove politiche sociali, rinnovamento degli apparati burocratici pubblici, ecc., tanto per dire i temi emersi dal dibattito. Le Chiese che sono in Umbria, senza essere invadenti – ma neanche latitanti o marginali – si propongono come interlocutrici, offrendo criteri di discernimento e non pochi stimoli critici per migliorare la situazione presente. Sono portatrici di una concezione aperta e pluralista del bene comune di cui il “modello umbro” ha bisogno e di una cultura della solidarietà non circoscrivibile al servizio, sempre importante, della carità. Sanno che le dimensioni etiche e culturali della proposta cristiana sono una risorsa per lo sviluppo dell’Umbria. Sanno anche che i problemi e le inquietudini della regione rappresentano un’opportunità per il rinnovamento della fede stessa, della sua testimonianza e della sua credibilità.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI