Fine della pista1

Fine della pista

Il Comune di Foligno rilancia in grande stile l’uso della bicicletta in città: rinnova il servizio di noleggio (32 biciclette saranno disponibili nei punti di prelievo di Porta Romana, Piazza Matteotti, Stazione e Plateatico), promuove iniziative (come la “bimbimbici” del 3 giugno), cura servizi di informazione (è stato appena pubblicato un corposo opuscolo a colori di 64 pagine per convincere i cittadini a lasciare l’auto in garage e salire in sella alla propria bicicletta).
Il Vice Sindaco Avv.to Massimiliano Romagnoli nell’introduzione al volumetto, che è intitolato “Foligno, città da pedalare”, ricorda che “non ci sono progetti che tengano se non c’è la volontà comune di arrivare agli stessi obiettivi, ritenuti validi e giusti per il benessere dell’intera comunità”. Come dargli torto? La mobilità alternativa è questione innanzi tutto di cultura civile. Foligno è morfologicamente adatta all’uso delle due ruote (lo è meno, ammettiamolo, alla realizzazione di funivie…), per cui preferire il motore a scoppio ai pedali è, spesso, solo una questione di pigrizia che val la pena scoraggiare, anche solo seminando negli automobilisti incalliti il subdolo bacillo del rimorso. Ma in aggiunta alla necessaria opera di convincimento, sarebbe magari necessario ricucire tutti quegli spezzoni di piste ciclabili sparsi qua e là per la città. Nella mappa riportata dal citato libretto la presenza delle strade carrabili, colorate in giallo, suggerisce l’idea di un reticolo nel quale ci si può muovere in libertà da un punto all’altro dell’amata urbe. Il disegnatore della Gazzetta (bricconcello!) si è divertito a cancellare le linee gialle che l’opuscolo definisce, non saprei dire se con british understatement o italica furbizia, “strade di collegamento tra piste ciclabili”. Il risultato è quello che si vede.

Moncherini di linee che finiscono nel nulla sulla carta, e nella realtà ciclisti costretti -so di che parlo- a gimcane quotidiane tra muretti e marciapiedi, oltre che sottoposti al rischio concreto di essere affettati in uno degli incroci a circolazione rotatoria che gli amici del pedale chiamano ormai, affettuosamente, s’intende, “arrotatorie”.
Ciò senza voler contestare la definizione di pista ciclabile attribuita alle fioriere di viale Firenze o allo sterrato della riva destra del Topino, né la reale presenza di alcune piste indicate nella mappa (dov’è la pista che entra nel polo ospedaliero? o quella che attraversa il fiume all’altezza di ponte San Magno?). Ben vengano quindi le iniziative promozionali, le foto di sindaci ed assessori in bicicletta sui giornali, aspettiamo però un piano della circolazione ciclabile che renda conveniente e sicuro ciò che per ora è lasciato al mero senso civico: usare la bicicletta per andare al lavoro, a scuola, a fare la spesa.

© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI

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