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Ex-Zuccherificio: dibattito aperto

Il confronto continua con l’intervento dell’avv. Pietro Pergolari

Ci sono numerose prese di posizione sul progetto per l’ ex-Zuccherificio, molte non positive, qualcuna pesante e altre, poche, disponibili a ricercarne comunque le opportunità.
Le perplessità iniziali non sono state ancora fugate.
La viabilità sembra complicata, forse insufficiente e comunque tale da non assicurare un accesso facilitato, come dovrebbe essere quello per un grande centro commerciale, di respiro almeno regionale; il centro oggi invece sembrerebbe prigioniero tra ferrovia e fiume; a detta di qualcuno potrebbe aggravare l’inquinamento.
Si dice che le attività commerciali avranno carattere aggiuntivo rispetto a quelle attuali e per il momento ciò non sembra convincere molti; se non avessero tale carattere, svuoterebbero ancor più il centro storico.
Si potrebbe dire che, anche così, il successo del progetto, da prevedere, visto che il soggetto che investe 100 milioni sembra capace di ricavare reddito dalle sue attività, tanto che è stato accusato di fare speculazione, porterebbe sicuramente uno sviluppo.
A tal proposito c’è da registrare un silenzio assordante: com’è che i commercianti non si preoccupano del progetto? Hanno ragione coloro che li pensano convinti del trasferimento al nuovo centro, vantaggioso per loro? Sarebbe vantaggioso anche per la città? Ma la città non sarebbe snaturata, senza un centro storico luogo vitale di relazioni umane, in favore di un centro eminentemente commerciale? Ed è proprio sicuro che il trasferimento in un grande centro sarebbe per loro vantaggioso in prospettiva?
E le nuove centocinquanta unità abitative che si aggiungerebbero a quelle, già ritenute di troppo, costruite (con molto invenduto) intorno alla città, non svuoterebbero ancora di più il centro storico?
Inoltre l’aspetto del progetto sembra, come quello di altri interventi recenti, poco consono alla storia della città barocca, che tiene ad essere città d’arte.
Forse a ragione si ricorda con nostalgia la proposta dell’utilizzazione in chiave di archeologia industriale della vecchia fabbrica, parte importante della storia di Foligno, ma l’ente locale non era al tempo in grado di attuarla, e dunque sarebbe stato necessario rinvenire soggetti in grado di gestire l’idea.
Credo però necessario cercare anche gli aspetti positivi.
È senz’altro da riconoscere che l’ intervento colma una voragine di degrado quasi nel cuore della città, per troppo tempo umiliata da rovine ingombranti, anche per l’impossibilità economica dell’ente locale di intervenire.
Il progetto, condiviso o no, è certamente migliore dell’elaborato iniziale forse necessariamente alquanto informe; le torri hanno il vantaggio di non occupare grandi superfici.
Forse, se si fosse tenuto fede agli impegni presi per un concorso di idee, al quale avrebbero potuto partecipare anche energie locali che oggi non possono che esercitarsi in funzione critica, si sarebbe ovviato a qualcuna di queste perplessità, e, forse, si sarebbe evitato qualche aggettivo tributato in corsa sia al progetto che alla famosa ideatrice.
Il progetto sembra comunque costruito per un futuro di proporzioni notevoli, di grande città; è una scommessa? È anche una sfida per i soggetti attuatori, compresi i commercianti, chiamati a dimostrare che hanno a cuore anche le radici, la storia della città. E forse anche per l’ente locale.
Pietro Pergolari

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